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Il Professor Vecchioni spiega i suoi colori nel buio

E a ‘sto giro l’interrogazione gliela facciamo noi! A chi? Al professor Roberto Vecchioni. Ha pubblicato la sua prima antologia “I colori del Buio”, che comprende due inediti, uno eponimo al titolo e poi c’è “Un lungo Addio” dedicata alla figlia Carolina sul sentiero dei fiori di pesco. Note Spillate ha intervistato per voi il professore che ringrazia tutti coloro che hanno fatto sì che potesse venire alla luce la sua prima raccolta riconosciuta, pregandorci di ricordare anche Mauro Pagani, sfuggito, a causa di qualche maldestro maniscalco, all’elenco dei ringraziamenti. E come dirgli no prima di spedirlo alla lavagna? Ora zitti tutti, inizia l’interrogazione!

Come mai il suo best of si chiama “I colori del buio”?
Non si parla di colori “del” buio, ma “nel” buio, che sono quasi inavvertibili. Si può dire che sia addirittura un ossimoro. Nel buio della vita, dell’esistenza, del mistero abbiamo comunque l’impressione che alcune cose siano state importanti nella nostra vita.  Allora ho pensato alle canzoni che sono state fondamentali per me e che in qualche modo hanno segnato la mia  esistenza.

E’ il suo personale “best of”, dunque?
Esattamente. In questo album non ci sono le canzoni più celebri, ma quelle che hanno avuto un sigificato trasformante nella mia vita.

Le canzoni che erano “colori nel buio” un tempo lo sono ancora adesso?
Io credo di sì. E’ un continuum, non c’è qualcosa che cancelli. Un colore nel buio che avrei dovuto mettere è “Pesci nelle orecchie”: è stata fondamentale nella mia vita. Uno che invece ho messo è “Velasquez”, perchè quella canzone significa comprendere cosa significano gli altri, la vita spesa per un ideale.

Il suo best of è composto da tre anime (la sinfonica, la cantautorale e quella jazz). Quale prevale in questo momento?
Io amo la canzone. Non amo la ripartizione classica. La canzone è canzone, con diverse forme, dove qualcuno con il testo espresso, dice la sua. E’ una testimonianza storica del vissuto, è un serbatoio infinito di ciò che abbiamo visto e sentito passare sulla nostra pelle. Amo la canzone pop tradizionale riadattata a me, gli altri sono esperimenti, come quello sul classico e sul jazz.

Cosa può dire della collaborazione con Mina per “Luci a San Siro”?
Ho festeggiato i miei quarant’anni di carriera musicale e ho deciso di dovermi fare un regalo. E chi potevo chiamare se non la Grandissima della musica italiana? Ho parlato con Massimiliano (Pani, il figlio, ndr) e la cosa è decollata in un bellissimo duetto di “Luci a San Siro”.

Lei e Mina, avete fatto entrambi parte del cd “Acqua di Natale” di Enzo Iacchetti. Come mai ha deciso di aderire proprio a quell’iniziativa solidale?
Innanzittutto io ed Enzo siamo molto amici e condividiamo anche la passione per l’Inter. Credo poi, che sia una bella idea, un buon progetto. Inoltre c’erano altri nomi interessanti intorno al progetto. Quello che ci si presenta in questa situazione è un bel fututro per la musica, simile a quello dell’ Aquila.

Con San Remo ha conquistato nuovi fan?
Ho dei fan fedelissimi ma devo confessare che dopo San Remo si sono moltiplicati anche tra i giovani. Quest’ estate i tour nelle piazze mi hanno dato davvero molta soddisfazione. I ragazzi, che magari non mi conoscevano così bene come i loro genitori, avevano voglia di avvicinarsi a me e alla mia musica e scoprire qualcosa di più. Erano curiosi.

Tornerebbe a San Remo?
Mi piacerebbe, ma come ospite. Non sono pronto a entrare di nuovo in gara. “Chiamami ancora amore” era giusta per San Remo, cucita sul Festival. Era creata ad hoc per la situazione  e per il suo pubblico.

Per il futuro che progetti ha?
Sicuramente scrivere. Quando scrivo mi galvanizzo. Adoro farlo, forse anche più di insegnare. Fare una canzone, farla nascere da te, è qualcosa che fa parte della mia vita, è uno scopo. E’ la mia linea, il mio mestiere. It’s my way of life.

Ci racconti del professore Vecchioni?
Io ho insegnato per tutta la vita. Amo i ragazzi e penso sia una parte fondamentale di me, un tratto della mia personalità. Spesso ne parlo nelle mie canzoni.

Il suo rapporto con la religione?
Spesso sono stato chiamato da lassù a fare “il pescatore di anime”, ma bisogna che glielo dica che non ci sono portato. Si arriva però a un punto nella vita dove si capisce che non tutto è casuale, ma che c’è un disegno. Il fatto che ci siano delle emozioni indipendenti dalla logica, vuol dire che non tutto è cronometrabile e che qualcosa sfugge alla scienza. Non so come andrà a finire questa bellissima storia. Sto con Tennyson, che aveva fatto scrivere sulla sua tomba “Sapevo che tutti prima o poi dovevamo morire, ma pensavo che per me si facesse un eccezione”.

Sul librettino all’interno del suo album, c’è un collage di fotografie.
Sono oggetti e colori del buio. C’è un’immagine della resistenza, una di Facchetti, c’è la “Dolce Vita”, il libro “Il Sentiero dei nidi di ragno” di Calvino, Tex, c’è la foto di mia figlia. C’è Berlinguer, Pessoa, che è il mio idolo, Varenne, Kennedy, Papa Giovanni, una mia vecchia fotografia da piccolo, dove mentre mia mamma mi tagliava i capelli mio padre scriveva.

Che rapporto ha avuto con Rino Gaetano? Nel suo album lei canta la sua “Io scriverò”.
Non l’ho mai conosciuto di persona, ma per me lui è un’eccezione. La canzone italiana è una delle più belle del mondo. Rino ne fa parte.

“I colori del buio” è uno dei suoi inediti, l’altro è “Un lungo addio”, parla di sua figlia, vero?
Sì, mia figlia Carolina a maggio si sposerà: è “un lungo addio”, è “un discorsetto” al suo futuro marito. E’ un tema molto particolare, mai trattato. La posizione del padre è un po’ ambigua: da una parte è contento, dall’altra è melanconico. Mi è piaciuto scrivere a lui, io già sapevo che mia figlia prima o poi se ne sarebbe andata, anzi, che sarebbe arrivato qualcuno a portarmela via. Più di una volta ho pensato “adesso gliene dico quattro”, al povero futuro sposo, ma non l’ho mai fatto. E’ un bravo ragazzo, mi piace molto.

Non è ancora nonno?
No, lo diventerò a Giugno, di due gemelle. Lo aspettavo da tempo. Giustamente come ogni nonno, diventerò scemo! Insegnerò loro ogni cosa inutile. Passerò molto tempo con le mie nipotine.

(Intervista di Barbara Giglioli)

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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