Domani esce, a cinque anni da “Boom”, “Tutto da Capo”, il nuovo, atteso album dei Gemelli DiVersi, che vede un susseguirsi di diverse sonorità, dall’amato rap, alla dance, al reggae, all’house,al dubstep fino al R’n’B. THG, Thema, Grido e Strano si ripresentano sulla scena musicale dopo un lungo periodo di studio e di ascolto. Per le “malelingue” che li dicevano divisi, dopo l’uscita del disco “Io Grido” del fratello di J-Ax, eccoli qui sempre più uniti che mai.
Proprio loro, i Gemelli DiVersi, che già dall’ossimoro del loro nome esprimono la loro anima: sentirsi fratelli, pur nella loro diversità, caratteristica che li ha portati al successo. Prima dall’intervista mi viene fatto vedere il loro nuovo video di “Spaghetti Funcky is dead”, intriso di influenze cinematografiche e a tratti horror. Per chi non lo sapesse, Spaghetti Funcky è l’etichetta/famiglia hip hop che ha dato i natali agli Articolo 31 e ai Gemelli DiVersi. Note Spillate ha incontrato e intervistato THG, Grido, Thema e Strano all’insegna di “spaghetti”, musica e panorama rap mondiale.
Come è nato il nuovo disco?
Dalle nostre idee e dal nostro computer. Da qualche anno abbiamo un nostro studio di registrazione a Cologno Monzese ed è lì che è nato tutto. In questo cd ci siamo fatti contagiare da nuove sonorità. Credo però che nelle tracce, pur essendo contaminate, si possa distinguere il nostro trademark. Noi facciamo musica per istinto.
Cos’è “Tutto da capo”?
Un ritorno.
Dove si comincia “Tutto da Capo”?
Da noi stessi. Ogni volta che facciamo un nuovo disco è come se partissimo da zero. Tornano tutte le paure e le insicurezze che precedono l’uscita di un nuovo lavoro.
Cosa pensate del panorama musicale oggi?
Credo che il nostro sia il lavoro più precario in assoluto. Preferirei fare il pane, almeno sarei consapevole del fatto che quello che faccio venga comprato e non rubato. La pirateria sta uccidendo la musica. Non c’è più rispetto per la musica. I giovani non vengono educati a questo e preferiscono scaricare musica da internet piuttosto che andare in un negozio di dischi. In questo modo risulta tutto più facile e veloce.
Cosa si può fare per evitare la pirateria?
Credo che I-Tunes Store sia un bel compromesso.
Il vostro “Tutto da Capo” è ricco di collaborazioni.
Sì. Abbiamo voluto coinvolgere alcuni artisti quali J-Ax, Space One, DJ Zak, Ahmed Soultan e DJ Steve Forest. Crediamo che la cosa migliore per inserire nuove sonorità all’interno del nostro lavoro sia chiamare a collaborare con noi artisti che sono leader in quei generi che ci accingiamo ad avvicinare.
Come mai avete aspettato cinque anni per un nuovo album?
Diciamo che dal 1998 al 2007 abbiamo fatto un cd dietro l’altro e a noi la routine non piace e soprattutto non fa bene al gruppo. La routine toglie lo sguardo dall’attulità. In questi cinque anni ci siamo presi tempo per studiare un po’ musica, è stata una pausa dovuta, per ricaricarci.
Ma “Tutto da Capo” rinnega il passato?
Assolutamente no. Il nostro sound di oggi contiene tutto il nostro passato.
Com’è il vostro rapporto con i fan?
Molto bello. I social network ci permettono di comunicare con loro.
Cosa ne pensano loro di “Tutto da Capo”?
Per ora sono soddisfatti. Certo, qualche critica c’è sempre.
Cosa ne pensate della scena del rap italiano?
Pensiamo che in Italia il genere stia crescendo molto. Ora come ora, secondo noi non c’è un altro genere musicale a un livello così alto, in Italia. I produttori italiani di rap producono anche in Usa. Oggi come oggi però è più facile trovare “uno che fa rap” piuttosto che “uno che ascolta rap”. Il rap è davvero inflazionato e quindi si raggiungono anche livelli bassissimi. Ci sono addirittura siti su internet come “lol rap”, dove i ragazzi, filmandosi con il loro smart-phone, “fanno rap”.
Voi, per i vostri testi, partite dalla musica o dalle parole?
Solitamente partiamo dalla musica.
Come sono cambiati i Gemelli DiVersi da cinque anni a questa parte?
Sono cresciuti e maturati. Abbiamo cercato di rinnovarci, senza cambiare. Abbiamo sempre cercato di essere onesti e di raccontare quello che ci emoziona.
(Intervista di Barbara Giglioli)