Io me ne andrò in Giamaica c’è chi lo canta e chi lo fa! Alessandro Vacca appartiene alla seconda schiera. Lui sull’isola del reggae ci vive con la famiglia e in Italia torna per fare la musica. La sua musica. Note Spillate ha intervistato il rapper sardo.
Bello tornare in Italia?
Nonostante tutto sì.
E’ sempre più un paese per vecchi?
Il terzo mondo è a Kingston.
Perché?
In Italia i ragazzini litigano perché non hanno i soldi per l’ultimo modello dell’i-pad, in Giamaica si ammazzano perché non hanno da mangiare.
Ecco perché predica “Pazienza”.
E’ un titolo che presuppone una prospettiva, serve a creare una situazione.
In che senso?
Io non sono paziente.
Dunque?
Spesso il avoro mi causa troppa eccitazione e sono costretto a trovare un punto di…pazienza.
Lei fa musica da oltre dieci anni.
Il 2013 è il decennale del primo disco.
Molti giovani la ritengono un esempio.
Lo so ma credo che le nuove generazioni siano distanti da me. La mia musica riflette la mia vita e dunque è naturale che ci sia un allontanamento. Ho un figlio di tre anni e due mesi e questo cambia le prospettive.
Ma sono brave le nuove leve?
Alcune bravissime. Nel mio disco c’è una collaborazione con Emis Killa: lui è prima di tutto un amico ma è anche uno che si è fatto da solo. E credo che in questo periodo sia il numero uno in Italia.
I nuovi rapper come sono a livello testuale?
Bravi e responsabili. Sanno mandare messaggi che latitano in altri generi. I ragazzi ascoltano più noi che i loro genitori.
I rapper sono i nuovi cantautori?
Sì. Non capisco come mai negli altri generi non si riesca ad essere reali. Noi abbiamo pochi peli sulla lingua e nessun problema a sputarli.
Il rap è ribellione, come abbiamo visto in Medio Oriente?
E’ una forma di protesta ma per la ribellione serve la fame e noi non la abbiamo. Ma c’è chi la soffre e ci è molto vicino: guardate la Grecia.
Torniamo alle collaborazioni.
Mi piace condividere esperienze, mi piace essere affiancato da nuovi talenti. Oltre a Emis Killa in “Pazienza” ci sono Mondo Marcio, Mud Buddy, Jamil, Noyz Narcos e Giulie Battisti.
Nel 2011 ha scritto “Pelleossa” un libro autobiografico: scriverà ancora?
Ho iniziato romanzo di formazione, che parla di strada e cultura giovanile. Ora mi sono fermato per il disco e il tour. Mi mancano i ritmi della scrittura, ogni volta che prendo in mano una pagina bianca devo rileggere tutte quelle scritte in precedente e diventa un lavoro lunghissimo
Perché una autobiografia a soli 33 anni?
Mi andava di raccontare la mia storia, quella di una persona che è riuscita a fare nella vita ciò che voleva seppur facendosi il cu… Con ciò non voglio ergermi a Vasco del rock.
Quando il tour.
Debutto il 6 aprile al Forum di Milano. Ad aprire il concerto ci sarà Jamil: ha appena fatto un mixtape “Black Book”. E’ bravissimo.
Dieci anni in levare, parafrasando gli Africa Unite.
Sì. E voglio ringraziare Produzioni Oblio che mi hanno sempre seguito. Non siamo diventati milionari ma ci siamo ancora, dieci anni dopo, e ci saremo sempre!