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Lindo Ferretti racconta una saga di uomini e cavalli. Ma molto punk

Giovanni Lindo Ferretti con un suo cavallo (foto di Luca Del Pia)

Una storia epica di fieno, musica e tradizione. Solo Giovanni Lindo Ferretti poteva crearla. L’ex leader di CSI e CCCP torna con un disco che si intitola “Saga – Il canto dei canti”. E’ una rivoluzione equestre che porterà in scena dal 20 al 23 giugno ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia. Cosa è successo, cosa accadrà, il suo amore equestre ce lo racconta Lindo Ferretti, che abbiamo incontrato poco prima che lo spettacolo andasse in scena.
Scelta coraggiosa, estrema.
“Saga – Il canto dei canti” ha una profonda anima punk. Ci aggiungo che io mi sentivo l’ultimo mohicani. Siamo una libera compagnia di uomini, cavalli e montagne. Musicalmente è la mia storia, è come tornare a casa e all’infanzia, mi ci sono voluti 60 anni per presentare un disco che esisteva prima dell’idea.
Le radici?
E’ legato a una visione di tanto tempo fa, all’epoca di CCCP e CSI. Tenevo i cavalli da un amico vicino a casa e da sempre, fumando una sigaretta dopo la sua giornata nella stalla, dicevamo che avremmo dovuto fare qualcosa coi cavalli.
Era convinto?
Cercavo di dissuaderlo ma poi la possibilità si è verificata. E’ folle presentarsi in un teatro con questo spettacolo in questa fase di crisi.
Pochi soldi in giro?
A fine 1999 avevo 250milioni per organizzare un festival sul crinale dell’Appennino reggiano. Oggi è impossibile trovare tremila euro. Noi siamo una libera compagnia di uomini cavalli e montagne composta da 15 cavalli e tre uomini due dei quali fanno un altro lavoro. Siamo Cinzia, Marcello e io.
I soldi chi ce li mette?
Quello che guadagno dalle serate tradizionali lo investo nei cavalli.
Però la tradizione degli spettacoli equestri in Europa è forte.

Giovanni Lindo Ferretti (foto di Angelo Trani)

Il Teatro equestre è dei marsigliesi quello più classico viennese e spagnolo. Usiamo cavalli inadatti allo spettacolo, sono il residuo di altri tempi e altri mondi, sono cavalli maremmani che discendono dagli etruschi e hanno avuto molti incroci, come anche gli uomini. Fino alla prima guerra mondiale erano la cavalleria del nostro esercito. E’ di buona stazza. La rivoluzione industriale ha chiamato la sua unità di misura cavallo a vapore perché gli uomini potessero comprenderla. A me serve per raccontare una parte di umanità che sta sulla dorsale appenninica.
L’idea come è nata?
Una sera ho visto tre cavalli che sembravano una forza della natura e ho pensato che se avessi potuto portarli in scena non avrebbero sfigurato contro la potenza rock di chitarra, basso e batteria. Ho trovato un racconto, messo insieme come libretto d’opera e cercato un ragazzo della mia bottega di insegnante che me lo musicasse. Gli ho dato libertà assoluta, gli ho detto di leggere le parole.
Risultato?
La struttura musicale è regressive in opposizione al progressive. Abbiamo iniziato a pensarci un anno fa e lavorato sui ritmi dei cavalli. La musica si ascolta in stalla per vedere la loro  reazione al suono, hanno movimenti naturali che non gli abbiamo insegnato. Per canzone di apertura e chiusura mi sono appoggiato a Luca Canali. Abbiamo presentato lo spettacolo a maggio 2012 e ora a Reggio Emilia vediamo di capirne l’effetto.
E’ un buon cavaliere?
Ho capacità domestiche, ci vado di nascosto.
Fiducioso?
Ho investito su un progetto che fallirà: da qui l’idea che potesse esistere un teatro barbarico montano. Abbiamo attraversato il paese con i cavalli a mo’ di pifferaio magico. Ci siamo fermati in un prato a raccontare la storia delle nostre montagne e i ragazzini si sono fermati per un’ora incantati più dai cavalli che dalle parole. I vecchi piangevano e chi era di passaggio era allibito.
Che dicono i cavalli?
Ognuno ha una storia e raccontarla li fa vedere in modo diverso. Nello spettacolo io sono voce narrante, ci sono almeno due pezzi in più del disco.
Ritorno al punk.
E’ una visione molto punk. Non faccio vedere quanto sono bravi, utilizzo quello che sanno fare. Allevare i cavalli è un gesto eroica e artistico oltreché una disciplina.

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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