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The Heartbreaks: la nuova promessa indie rock è 100% british

The Heartbreaks

Da Morecambe con furore. Potrebbe essere un nuovo titolo della fortunata saga capitanata da James Bond e invece è la denominazione di origine controllata del sound degli Heartbreaks, la band indie rock che con il protagonista di Ian Fleming condivide solo due cose: l’essere british e stilosi. Giovanissimi ma nonostante ciò impeccabili in tutto e per tutto (dalle sonorità agli outfit con cui si presentano sul palco), i quattro ragazzi inglesi che si sono fatti apprezzare in tutto il mondo con un eccezionale album d’esordio, Funtimes (2012), stanno per arrivare in Italia a presentare il loro capolavoro. Una miscela esplosiva di punk, garage e indie rock le cui atmosfere squisitamente retrò hanno incontrato il favore del pubblico più esigente come quello della critica più integerrima. Forti di tutto questo consenso e del tour in Giappone che li ha resi una delle band europee più amate del Sol Levante, il frontman Matthew Whitehouse, il batterista e songwrtiter Joseph Kondras, il chitarrista Ryan Wallace e il bassista Christopher Deakin sono pronti a sbarcare (e sbancare) in Italia. Con quattro date imperdibili (il 28 giugno a Firenze, il 29 a Pordenone, il 30 a Genova al Pop Festival e il 24 agosto a Bari al Lottarox Summer Festival) infiammeranno la nostra estate a suon di brani contagiosi come Delay, Delay, Liar, My Dear, Remorseful, I Didn’t Think It Would Hurt To Think Of You e dell’intera tracklist del disco Funtimes. Questi ragazzi ne hanno di stoffa da vendere. E non solo perché Matt, il cantante dal fascino androgino, è stato scelto da Burberry come testimonial o perché la band al completo pare uscita da uno shooting fotografico di Vivienne Westwood da quanto è stylish, ma anche perché la loro musica ha una freschezza e una carica che non si sentivano da tempo immemore. Approfittando della lro trasferta in Italia, Note Spillate li ha intervistati.

Siete pronti per il tour nel Belpaese?
Prontissimi ed emozionatissimi! Non vediamo l’ora di suonare da voi e siamo molto eccitati all’idea. Adoriamo il vostro Paese e Alessandro Del Piero è un vero eroe per noi.
Siete soddisfatti del vostro album di debutto, Funtimes?
Il termine “soddisfatti” non rende giustizia a ciò che proviamo riascoltando quel disco. Per noi è un gioiello. Ci abbiamo messo anima e corpo per idearlo e registrarlo. Siamo molto soddisfatti.
Qual è il brano di Funtimes a vostro avviso migliore?
Fermo restando che tutti i pezzi ci piacciono da impazzire, siamo convinti che la traccia venuta meglio sia Remorseful. Ma è un po’ come chiedere a un genitore qual è il figlio preferito: ti dirà che sono tutti uguali!
Come sono nati gli Heartbreaks?
In verità non c’è nessun aneddoto particolare che possa far intendere come sia nata la band. Molti gruppi hanno il proprio aneddoto da raccontare e sanno dire con precisione quando si sono incontrati e hanno incominciato a suonare, ma noi non riusciremmo a darti né una data precisa né una storia che spieghi la nostra formazione. Semplicemente, una passione comune e viscerale, quella per la musica appunto, ci ha uniti indissolubilmente.
Da quali generi musicali è più influenzato il vostro sound?
In realtà siamo molto eclettici, tuttavia possiamo dire che le sonorità degli anni Sessanta e quelle dei Novanta sono quelle che ci hanno formato e, dunque, influenzato maggiormente.
C’è qualche band in particolare alla quale vi rifate?
La cosa interessante che arricchisce il nostro sound è il fatto che ci rifacciamo a una miriade di gruppi. Dai Jesus and Mary Chain agli Orange Juice fino ad arrivare agli Smiths, sono tantissimi i nomi ai quali dobbiamo molto per quanto riguarda le nostre sonorità e atmosfere.
Se il genio della lampada vi chiedesse: «Con quale band del passato vorreste condividere il palco per una sera?», quale desiderio esprimereste?
Bella domanda! Ci penseremmo un po’ su, ma alla fine diremmo all’unisono: «I Clash!».
Il vostro look è sempre impeccabile e Matthew è stato addirittura scelto come testimonial di Burberry. Quanto è importante l’apparenza per gli Heartbreaks?
Il look è una componente importante nello showbiz, ma per noi non è né fondamentale né identificativo. Non ci mettiamo a studiare gli outfit prima di un concerto, preferiamo puntare sulla nostra musica e sfruttare ogni momento buono per farne di ottima!
Com’è andato il vostro tour giapponese dell’anno scorso?
È stata un’esperienza indescrivibile! Non sapevamo cosa aspettarci e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall’accoglienza calorosa e dalla profonda empatia con il pubblico.
Quando uscirà il vostro nuovo disco?
Sarà pronto in autunno.
Come sta andando la collaborazione con Dave Eringa (producer dei Manic Street Preachers, ndr)?
È fantastico lavorare con un professionista come Dave. Grazie alla sua esperienza e alla sua enorme professionalità, tutto sembra sempre così semplice e poco problematico! È meraviglioso collaborare con lui per il nostro nuovo disco.
Cosa ne pensate dell’enorme successo che l’indie rock sta riscuotendo in tutto il mondo?
Probabilmente si tratta del boom del momento. Non tanto di una moda, ma di una propensione del pubblico, che ultimamente tende ad ascoltare un certo tipo di sound.
Per voi la vera rockstar dev’essere dannata e casinista (alla Pete Doherty, per intenderci) o più equilibrata e professionale?
Beh… il rock ‘n’ roll non è mai professionale per sua stessa definizione. Senza né eccedere né esagerare, bisogna sapersi lasciare andare, soprattutto se si sta lavorando a qualcosa di così creativo come la musica.
Voi siete più del tipo “rockstar maledetta e combina-guai”, quindi?
Perché? Ne esiste un altro tipo? Scherzi a parte, ci piace bere e divertirci, quindi un po’ di guai capita pure a noi di combinarli… Ma fa parte del rock ‘n’ roll, no?

Look retrò per un sound fresco e moderno, una delle bombe in esplosione del 2014. The Heartbreaks, arrivano in Italia per presentare il successo europeo ottenuto con l’album di debutto “Funtimes”, che ha premesso al quartetto di Morecambe, di condividere il palco con artisti internazionali come Morrisey, Carl Barat e Hurts… Da Rolling Stone Magazine, NME al The FLY sono innumerevoli le testate giornalistiche pronte a giurare sul sicuro successo della band e sul vivace sound, che sposa la sfrontatezza del punk con un gusto per la melodia sfrontatamente British. Ne sono esempi brillanti, singoli come “ I didn’t think it would hurt to think of you”, “Liar, my dear”, solo per citarne alcuni, che dopo il tour Giapponese del 2012 fanno degli Heartbreaks una band dal successo mondiale, pronti ad arrivare in Italia. Non mancano le note di stile, il loro front-man, Matthew è anche uomo-immagine di Burberry mentre i testi intensi che riportano un po’ al periodo new-romantic dei primi The Smiths sono il non-plus-ultra che ha fatto affezionare e avvicinare tantissimi fans solo dopo un album all’attivo. Il singolo di punta “Delay Delay” è già una Hit internazionale che è in air-play sulle maggiori radio del nostro paese (tutti i giorni su RADIO2Rai). Al momento la band sta preparando il seguito del loro esordio con Dave Eringa dei ManicStreetPreachers. Ma nel frattempo possiamo goderceli in Italia.

(Intervista di Camilla Sernagiotto)

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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