A dieci anni dal primo disco dei Club Dogo, Jake La Furia debutta come solista. Un album che è lo specchio della nostra società, un album di denuncia e di riflessione. Si intitola “Musica commerciale” ma di questo genere tanto messo all’angolo, lui ha estratto la linfa migliore. Note Spillate lo ha intervistato.
JakeLa Furia dieci anni per un disco da solista: non è un po’ troppo?
Non sono uno prolifico dunque mi sono preso i miei tempi.
Cosa la ha convinto?
Intanto mi è capitato più volte di cestinare pezzi che a stesura ultimata non mi convincevano, sono sempre insoddisfatto.
Stavolta che è accaduto?
Gué Pequeno e Don Joe seguivano loro progetti e io ho trovato tempo e voglia.
Ora deve fare anche il tour.
Si parte il 22 novembre a Trezzo d’Adda.
Canta “Anni d’oro” di Max Pezzali e tanti credono che la voce sia quella di Max.
Invece sono io. L’equivoco mi lusinga, significa che oltreché rappare so anche cantare.
Perché questo brano?
E’ un punto di riferimento per la mia generazione. Tra dieci anni, modificando qualche verso, sarà ancora attuale.
Voi Dogo siete stati pionieri ad aprirvi a collaborazioni col pop.
I primi della nostra generazione. Con Biagio Antonacci ci siamo conosciuti al bar e ci siamo ritrovati a fare delle cose insieme.
Altro brano è “Proprio come lei”.
Ho cantato per ridere il ritornello ed è diventato una idea vera. Da piccolo ero un fan di Lorenzo Jovanotti, ai tempi di “Gimme five”.
“Inno nazionale” è una canzone chiacchierata.
Racconta i vizi degli italiani, le furberie che subiamo quotidianamente.
Il video è disturbante.
Ho scelto di fare un video molto forte fregandomene per una volta delle visualizzazioni. Dalla rete sparisce spesso ma c’è sempre qualcuno che lo ricarica.
Perché “Musica commerciale” come titolo?
Unisce tutto quello che vende e che ha successo. E che in Italia è quasi sempre considerata cattiva musica.
Tanti adolescenti la ascoltano: si sente responsabilizzato?
Non sono io a dover educare i giovani ma i genitori. Io e i Dogo scriviamo quello che succede intorno a noi.
Il rap ha sostituito il cantautorato.
Credo di sì. Ultimamente ho trovato il cantautorato un po’ snob: non sempre riesce a rappresentare con la sua musica la nostra epoca.
Cosa è il rap?
Poesia e tamarrume, è i nostri tempi.
Un altri decennio per un nuovo disco da solista?
Ora che sono partito accorcerò i tempi. Ma il prossimo obiettvio è il nuovo album dei Club Dogo previsto nel 2014.
Il 2014 sarà anche l’anno buon per un rapper al Festival di Sanremo?
Non credo, è ancora troppo antico e impostato. Io non ci andrei. I tempi erano già maturi lo scorso febbraio e l’anno prima se nessuno è andato un motivo c’è. Mentre a XFactor e Amici si va.
Qual è il motivo?
Non piace.