Per la quarta volta Cristiano de Andrè torna a Sanremo. Questa volta ci torna con “Invisibili”, un brano che toglie il fiato per la sua dolce ruvidità, e con “Il cielo è vuoto”, firmata da Diego Mancino. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo sanremo e anche il suo dop Sanremo.
E con questa diventano quattro le sue apparazioni sul palco dell’Ariston.
Lo so. Era già successo nel 1985, poi nel 1993, nel 2003 e ora nel 2014.
Ogni dieci anni circa.
Nulla di matematico, di rituale. Ci vado quando ho qualcosa da proporre.
Che sarebbe?
“Invisibili” e “Il cielo e vuoto”, sono nate dopo l’uscita del mio ultimo disco “Così in cielo come in guerra”. Che verrà ripubblicato proprio il 20 febbraio con l’aggiunta delle due canzoni in gara.
“Invisibili” ha fatto molto discutere.
Racconta la Genova degli anni Settanta dove i drogati erano ritenuti dei criminali e la droga ha ucciso tanti fermenti culturali. Di quegli anni ci sarebbe tanto di bello da riscoprire.
Oggi va è meglio?
Troppo materialismo, mancano i valori e ci si fotte a vicenda.
C’è una dedica non scritta a suo padre?
Lo ho già detto e lo ripeto: “Invisibili” non è una canzone dedicata a mio padre e non è neanche contro di lui, lui non c’entra con nessuno dei due brani che porto a Sanremo.
Forse l’equivoco si chiama Genova.
Quando mio padre aveva vent’anni Genova era più bella, più passionale, negli anni Settanta era più pericolosa, c’era tanta eroina arrivata senza preavviso. A scanso di equivoci ulteriori ribadisco è dedicata a un mio caro amico morto allora proprio per eroina e al gruppo di amici che frequentavo.
Invece perché “Il cielo è vuoto”?
Va dipinto, ognuno lo deve pitturare con i colori che sente più propri, come lo vede veramenteo. Siamo tornati a prima del medioevo, ci stiamo dicendo che il denaro ci rende felici e che la felicità è quando tu freghi gli altri arricchendoti.
Un vuoto interiore.
Non stiamo più sviluppando l’anima: non ci parliamo più, ci teniamo nascoste paure, vergogne e insicurezze. Riappropriarci dell’anima è il senso de “Il cielo è vuoto”.
Nella serata dei duetti lei sarà da solo.
Eeguirò piano e voce “Verranno a chiederti del nostro amore”, una canzone di mio padre. Ho scelto quella perché gliel’ho sentita dedicare a mia madre un mattino alle cinque: la aveva appena finita, gliela stava cantando. Io li guardavo dallo spioncino della porta e vedevo mia madre con i lacrimoni. Voglio ricordarli così.
Dopo Sanremo che farà?
Ho scritto un’opera rock, partecipo a un progetto cinematografico e sto definendo un nuovo capitolo di De André canta De Andrè. Ma non rivelo nulla di più.