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Stromae porta le periferie a Sanremo 2014

Le periferie, le differenze, i dualismi si insinuano in questo strano Festival di Sanremo, dove la qualità è salita ma gli ascolti sono scesi. Stromae porta un “patchwork” di linguaggi e realtà. Tra Charles Trenet e i Daft Punk c’è questo ventinovenne di Bruxelles, figlio di un  ruandese e una belga. Con oltre due milioni di copie vedute con “Racine Carée”, è diventato la voce delle periferie. All’Ariston canterà “Fomidable”. Lo abbiamo incontrato in hotel.

Stromae durante l'intervista

Stromae durante l’intervista

Stromae benvenuto al Festival?
So che è un evento che tutta Italia guarda, è la celebrazione della cultura italiana. Essere stato invitato mi rende orgoglioso
Catalizza l’Italia per una settimana.
Mi è stato detto, so che non è comparabile ad alcun altro festival musicale nel mondo.
Il suo è un successo da oltre due milioni di copie.
Non ho una formula vincente.
Sarà il suo patchwork?
Nel primo disco ho mescolato dance, hip hop e musica francese. In “Racine Carée” ci ho aggiunto percussioni africane ed electro-dance.
Nel video di “Formidable” è ubriaco.
E’ una provocazione, provo a raccontare come dietro a tanti drammi ci sia la solitudine.
C’è chi lo legge al contrario.
Il mio videoclip non è un inno alla droga, all’alcol o all’emarginazione, come qualcuno ha detto, è il racconto, attraverso provocazioni, di come si può scivolare nella solitudine.
 Che mondo idealizza?
Senza punti di riferimento e radici, come canto in “Papaoutai”.
E’ la sua canzone manifesto?
Chiedo ai padri di essere onesti con i proprio figli, di non creare illusioni.
E come devono fare?
Smettere di giurargli di vivere nel migliore dei mondi possibili, ammettere che questo mondo fa schifo e aiutarli a sognarne uno migliore.

 

notespillate

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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