Si intitola “Television vol 3” il nuovo lavoro di Entics. Ed è una rivoluzione. Perché lui che non è né troppo hip hop né troppo pop né trop rock riesce a trovare una via nuova nella musica. E ci crea, con la complicità di Nais, un album ai confini della perfezione. Lo ho incontrato e così lo racconta.
Il disco: La svolta nasce dal fatto che avevo perso genuinità negli album precedenti o volevo ritrovarla. Sono andato a riprendere i primi dischi autoprodotti, ci sono affezionato perché mi hanno dato buoni riscontri. Non arrivo dal mondo dell’hip hop ma sono stato accolto bene, ho fatto tanti featuring. Mi chiamavano per fare ritornelli cantati e non note rappate. I miei brani nascono spesso alla vecchio con la chitarra poi la porti in studio e ci lavori. Io do importanza alle melodie, cerco di capire dove arrivo con la voce.
Il rap: Mi sta un po’ stretto essere rap anche se è un cultura che amo, vengo dai graffiti. La loro comunicazione è più legata alle parole, io voglio trasmettere sensazioni e lo faccio con le melodie. Spero che “Television vol. 3” piaccia e faccia ballare le persone. I dischi vecchi avevano un mood minore e più cupo, forse perché usciti in inverno. Se io per primo non sento positività non riesco a trasmetterla.
Via da Fabri Fibra: Mi sono allontanato dal gruppo di Fibra proprio perché mi stava stretto essere Hip Hop. Si ampliava il fraintendimento. Trovo che la mia musica sia diversa, magari ora vado in una strada più tortuosa. Il linguaggio che utilizzo resta simile. Non credo al declino del rap, ma ci sono altre strade da battere. Oltreoceano già c’è questa musica, non ho inventato niente. Pare che oggi i ragazzi ascoltino solo rap. Kanye West è molto rap ma io mi ispiro di più ai giamaicani che si spostano a Miami e si contaminano. Penso a Sean Paul e Damien Marley. Il reggae è tante cose. La mia musica oggi è giamaicana e caraibica ma con l’inserimento di suoni elettronici, sono reggae 2.0.
Live: Continuerò a suonare in contesti hip hop continuerò a ospitere loro nei miei lavori. Mi piace definirla una cultura urban. Non è fuorviante rispetto al mio nuovo corso averli nel disco, portano qualcosa in più. E’ bello in tour vedere il pubblico che si concentra su un musicista. I miei brani nascono spesso alla vecchio con la chitarra poi la porti in studio e ci lavori. Io dò importanza alle melodie, cerco di capire dove arrivo con la voce.
Legalizziamola: Qualche anno fa c’era più paura a parlarne, oggi è cambiata la denominazione: prima era droga ora è erba medica. Ne fornisco una visione simpatica con rime filastroccate Il proibizionismo forte c’è stato negli anni passati.
Muoviti: Mi piace che questo ballo, il Twerk, sia arrivato in Italia soprattutto con un telefono senza fili. Nel tempo sono cambiati i sex symbol: prima andava la magra ora la conformata. A me piacciono un po’ pacchiotte.
Vado: è un tirare le somme, a un cento punto si fa un bilancio e io mi avvicino a trent’anni. E’ l’ltimo brano e lascia in sospeso quello che può essere un progetto futuro. Mi sta stretto essere rapper ma continuerò a frequentare l’ambiente. Spero che chi ascolta questo disco possa essere incuriosito da ciò che farò dopo.
Vacca: Siamo amici da anni, ho iniziato con lui nel 2003. Avevo voglia di fare una cosa con lui, è nata “Patti chiari”. E poi ho il featuring di Jake La Furia con “Nella plele”.
Chi è Entics: Vorrei essere classificato come musicista. Ho curato anche le produzioni musicali dall’inizio alla fine, non ho preso basi…il mio è un reggae/jamaica/caraibico svecchiato.
Tramonto dell’Hip Hop: Non morirà, è uno strumento di comunicazione per i giovani e ci sarà sempre, al massimo cala l’interesse mediatico. La scena emo può essere definita passeggera ma l’Hip Hop si reinventa: una volta le basi era in 4\4 oggi è cresciuto e si “refresha” sempre di più.