Ormai non facciamo che ripeterci. Ricercati all’estero, poco conosciuti in Italia, L’ennesimo caso clamorso porta il nome di Riccardo Tesi e la sua Banditaliana da poco usciti col nuovo album “Maggio”. Lo ho intervistato poco prima della partenza del suo tour.
Spiega Riccardo Tesi che “Maggio” rappresenta una nuova tappa del loro viaggio nel bacino di quel Mediterraneo immaginario che da sempre ispira la loro musica senza frontiere e dove tradizione e innovazione si fondono e si confondono. Per questo disco sono state scritte nuove canzoni, con i testi di Maurizio Geri e le musiche di Gigi Biolcati e dello stesso Tesi. Immancabili le composizioni strumentali, dove i ritmi ipnotizzanti della tradizione meridionale si fondono con l’improvvisazione e le sonorità contemporanee, con riff che tradiscono un amore mai sopito per il progressive, il tutto “accompagnato da canti rituali della montagna toscana, echi di liscio traslato in chiave balkan e profumo di curry”.
La band esiste dal 1992 e i dischi sono forse il solo momento di pausa: “A volte si tratta di scritture in solitaria, altre di gruppo. Ma la nostra forza sta nello stare insieme, siamo un gruppo e ogni strumento è incastrato negli altri”. Riccardo Tesi ha contribuito alla riscoperta di uno strumento che a lungo è stato dimenticato e sottovalutato, l’organetto diatonico: “In Francia è più diffuso, in Italia sente la crisi, ci si orienta su strumenti più noti”. E da qui ci si apre alla dimensione internazionale: “Siamo conosciuti in Italia ma l’estero ci accoglie con gioia e ci fa piacere. Noi partiamo dalla musica tradizionale e da lì creiamo. E’ riduttivo dire che che la nostra è musica etnica. Quel che conta sono la sintesi e un sound riconoscibile”.