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Sud Sound System, “sta tornu” storie di paese e di mondo

Che gran disco che è “Sta tornu”, col suo reggae e la sua poesia, il suo ritmo e la sua cultura. Non finiscono mai di stupire i Sud Sound System. Salentini ma del mondo cittadini, trascorrono l’esta ein tiur. Li ho incontrati a Milano…ecco come è andata.

Sud Sound System (foto di Flavio e Frank)

Sud Sound System (foto di Flavio e Frank)

Si riparte in tour.
Non ci fermeremmo mai. Dobbiamo imporci lo stop come abbiamo fatto durante il tour di “Ultimamente”.
Che, appunto avete pubblicato quattro anni fa.
Se non ci fossimo fermati forse oggi non avremmo “Sta tornu”.
Avete un pubblico straordinario.
Dal loro entusiasmo perché la buona riuscita di un concerto è legata a lui: se è distratto e disattento rimaniamo nel professionale poiché viene a mancare la marcia in più. Il pubblico è parte dello spettacolo.
Siete stati tra i primi a elevare un idioma regionale a lingua internazionale.
Raccontiamo storie di paese e città, la nostra lingua ha un suono. All’inizio si lavorava tra noi e per noi, non pensavamo a un linguaggio universale.
Poi che è successo?
E’ affiorato il background culturale della nostra terra, anche grazie canzoni antiche. Ad esempio “Fimmine fimmine” è di inizio Novecento, racconta delle donne che lavoravano il tabacco. Vivenao in condizioni miserrime, venivano violentate e sfruttate. Se i sacrifici che fecero per emanciparsi sono ancora vivi si deve a queste canzoni.
Ma è reale la rivalità tra pugliesi e salentini?
Noi cantiamo “siamo salentini del mondo cittadini”.
Insomma siete per la fratellanza.
L’uomo conosce lo spazio, è riduttivo ancorarsi al pezzetto di terra. Già ci considerano una parte d’Italia separata. Le razze sono mere speculazioni politiche usate per dividere.
Come avete vissuto i quattro anni tra “Sta tornu” e “Ultimamente”?
E’ stato un quadriennio condizionato da tante crisi: economica, discografica, politica…
La peggiore?
Dire ai giovani che non hanno futuro e farli lavorare per pochi euro: come fanno a farsi famiglia e a contrarre un mutuo per la casa? Ma questi ragazzi stanno reagendo, ci sono elementi positivi.
Siete gli epigoni del reggae in Italia.
Quando abbiamo iniziato i più non sapevano cosa era il reggae. E tanti neanche chi era Bob Marley. Quando la gente osservava come ci organizzavamo restava basita: i ragazzi stavano fermi davanti alla consolle per capire cosa facevamo.
E voi?
Il nostro era divertimento, avevamo vent’anni.
C’è stato un momento in cui avete capito che il gioco diventava lavoro?
Attorno al Duemila c’è stata la nostra presa di coscienza che la nostra passione si è tramutata in un gran bel lavoro.
Non vi è mai venuta voglia di espatriare?
Ce ne andremmo dall’Italia ma possiamo farlo anche restando: noi partiamo da qua, siamo salentini del mondo cittadini. Gli alberi hanno le radici e noi siamo umani e liberi.

notespillate

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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