Sotto controllo da un po’. Da prima che Mtv Generation li facesse artisti del mese, da prima che il CocaCola Summer Festival li volesse sul suo importante (e mediatico) palco. I Santa Margaret mi hanno subito colpito. E così li ho incontrati in una mattina milanese. Loro sono Angelica Schiatti (voce), Stefano Verderi (chitarra), Marco Cucuzzella (batteria), Leonardo Angelicchio (tastiere) e Ivo Barbieri (basso). In Carosello, la loro etichetta, ci sono Angelica e Stefano per un viaggio in un luogo che non c’è ma dove la musica è vera.
Come inizia la vostra avventura?
Noi due ci conosciamo da tempo, ci siamo trovati un po’ di anni fa e abbiamo iniziato a scrivere pezzi insieme: le idee nel cassetto si sono accumulate, le tecniche di scrittura affinate.
Poi arrivate in Carosello.
E registriamo subito il disco, lo abbiamo chiesto espressamente.
Accontentati visto che tra pco uscirà.
Ci hanno dato subito fiducia, ci siamo parlati subito schiettamente. Da due anni lavoravamo al progetto e il disco è pronto dallo scorso autunno bisognava solo attendere i tempi maturi per l’uscita.
Ci siamo quasi.
Abbiamo registrato dieci brani in analogico e con strumenti vintage e uscirano in due tempi.
Quando?
I primi 5 in un EP tra settembre ottobre con l’aggiunta di un b-side che è un nostro live della durata di venti minuti. Verso primavera altre 5 con un b-side ancora da definire.
E’ molto cambiata la fruizione della musica.
Eccome. Una volta era un viaggio e il vinile un oggetto bellissimo. Vorremmo tornare a quell’epoca ma senza nostalgia, valorizzare l’importanza artistica e anche fisica del prodotto, e ci riferiamo al vinile.
Che per altro sta tornando.
Più si va avanti e più cambiano le cose e si torna all’antica.
Avete aperto il concerto dei Deep Purple.
Tutti avevano già suonato davanti a pubblici grandi tranne Angelica che era la più agitata ma il pubblico reagiva bene, batteva le mani a tempo: noi eravamo preparati al peggio ed è andata bene.
Beth Hart invece?
Ha una voce esagerata. Eravamo solo in tre e non tutta la band. I suoi complimenti valgono triplo.
Come è andata al CocaCola Summer Festival?
Ci hanno accolti bene, non possiamo lamentarci assolutamente. Prima era normale arrivare non da un talent ed essere sconosciuti. Nel tempo si è persa l’umanita, la piacevolezza di conoscersi gradualmente.
Bella esperienza, dunque?
Divertente, nessuno ci riconosceva, potevamo essere chiunque. Ma dopo due esibizioni c’era chi cercava di ricordare le parole del nostro singolo Riderò. Da lì vedi la potenza del mezzo televisivo e della piazza. Ben venga la musica in televisione, in qualunque forma. Ce ne è poca. Una volta c’era il Festivalbar che era una bellissima vetrina.
Avete registrato il disco a ottobre 2013 e poi?
C’è già tanta roba nuova. Facciamo un selezione in sala prove. Deep Purple e Beth Hart sono stati una grande palestra perché devi sparare la massima carica subito. Quali sono i brani che funzionano dal vivo lo capisci subito.
Dopo tanti live come avete proeduto per il disco?
Riarrangiare per il disco dopo tanti concerti è lavorare per sottrazione.
Perché Santa Margaret?
E’ una evoluzione di un nome che si cercava con connotazione femminile, pronunciabile bene in tutte le lingue anche in una ottica di esportazione. E’ un luogo più che un nome, a sud di qualunque nazione. Da lì arriva la musica.
Puntate all’estero?
Ci pensiamo. Abbiamo provato a tradurre in inglese alcuni testi ma l’italiano è la lingua perfetta, ha un appiglio al suono difficile con le aspirate e le tronche. Ma vogliamo cantare in italiano: Domenico Modugno non ha mai tradotto “Volare”. L’italiano è la lingua dell’Opera.
Che fate in questa strana estate?
Proseguiamo con la scrittura. Non faremo molte date, quelle arriveranno nei club in autunno.
Sempre al lavoro?
Possibilmente di notte, tutti dormono tu sei sveglio e ti senti speciale.