Dal 1992, per un lavoratore dello spettacolo, i giorni lavorativi utili a maturare l’anno sono raddoppiati: da 60 sono passati a 120. Con la conseguenza che solo un sesto degli iscritti Enpals percepisce la pensione. E con la conseguenza che i restanti cinque sestinon arriveranno mai a maturare la pensione perché è rarissimo, specialmente in tempi di crisi come questi fare 120 concerti o spettacoli l’anno.
Però i contributi vengono pagati eccome e comunque. Contributi completamente persi. Sono passati 22 anni e non è successo niente.
Ma non solo di questo. C’è anche l’imbarazzo della Uilcom stessa a rappresentare un mondo silenzioso: “Se non c’è richiesta d’aiuto è difficile aiutare, se non si muovono per primi gli interessati, noi non abbiamo poca forza” ha detto chiaramente Fabio Benigni. Moltissimi artisti non sono a conoscenza della situazione. La sorpresa la trovano quando fanno richiesta della pensione. I pochi informati per lo più accettano passivamente, normalizzando una prassi iniqua. Ma si può e si deve cambiare.