Ha aperto, tra gli altri, i concerti di Bruce Springsteen, è stato chiamato da Paul McCartney per partecipare al suo videoclip Queenie eye e i suoi album sono un successo dopo l’altro. Il suo prossimo lavoro uscirà nel 2015. E’ ironico, modesto e talentuoso. Lo abbiamo intervistato.
A febbraio uscirà il suo quarto disco ed è già considerato dal pubblico e dalla critica una delle più importanti rivelazioni del panorama musicale internazionale.
Cerco di non pensarci troppo . C’è chi dice di non leggere mai le critiche, nemmeno quelle positive, perchè ti distraggono ma è molto bello sentire questo. Se a dirlo, poi, è qualcuno che lavora in questo ambito da tanto tempo, sono ancora più contento.
Come si è avvicinato alla musica?
Quando ero piccolo mi piaceva scrivere anche se non mi riusciva bene, poi ho voluto fare il musicista perché mi divertiva ma non ero mai bravo abbastanza per diventarlo. Allora ho provato a fare le due cose insieme, scrivere e suonare, e questo è il risultato.
Ha origini italiane, suo padre è di Genova. Quanto si sente italiano?
Quando sono in Inghilterra tantissimo. Chi ha il DNA italiano sente la malinconia quando è lontano da casa. L’italiano viaggia ma sta sempre con gli italiani, mangia solo cibo italiano ed è legato alla sua patria soprattutto quando è fuori casa. Credo di avere la sindrome del migrante: quando sono in Italia mi manca l’Inghilterra e quando sono in Inghilterra mi manca l’Italia.
Molte sue canzoni sono state utilizzate come colonne sonore di serie tv americane e inglesi come Grey’s Anatomy, One tree hill e The Eastenders mentre in Italia Federico Moccia ha scelto la sua Changes per il film Universitari.
Sono molto grato al genere perché, soprattutto all’estero, fino a cinque, sei anni fa per i cantautori non c’era spazio. Adesso invece, per film e serie tv, si cerca musica che non passa in radio e quindi questo genere di musica viene apprezzato di più. Mi è sempre piaciuto l’intreccio tra il cinema e la musica.
Recentemente Elisa la ha voluta all’Arena di Verona per duettare in Ancora tu di Lucio Battisti e lei ha ricambiato invitandola sul suo palco a Trieste. Cosa canterete?
Il bello di questo lavoro è che si può improvvisare. Non abbiamo programmato nulla, quello che viene viene.
Laura Pausini ha affermato pubblicamente che è diventato il suo cantante maschile preferito.
Sì, l’ho letto mentre scendevo dall’aereo che da Londra mi ha portato a Milano. Appena atterrato ho acceso il telefonino e la prima cosa che ho letto è stata proprio questa. Sono molto contento perché quando i complimenti arrivano da qualcuno che fa musica da una vita, è sempre un onore.
Conosce qualche sua canzone?
Sì e il primo Festival di Sanremo che ho visto è proprio quello in cui ha partecipato lei.
Duetterebbe con lei?
Non direi mai di no a Laura Pausini.
Se non fosse diventato cantante, cosa le sarebbe piaciuto fare?
Da ragazzo volevo fare il calciatore, se avessi avuto più voglia di studiare anche il dottore o il giornalista.
Ha mai pensato di incidere un album tutto in italiano?
Adesso sto facendo delle collaborazioni con artisti italiani ed è una cosa a cui tengo tantissimo perché mi piace cantare in questa lingua, ma non riesco a scrivere dei testi perché la canzone italiana è molto più sofisticata di quella inglese.
E’ considerato il nuovo Bob Dylan…
Qualsiasi ragazzo che canta e suona la chitarra viene associato a lui quindi non la prendo troppo seriamente (ride, ndr)
Com’è stato duettare con Sienna Miller?
Lei è una forza della natura, qualsiasi cosa le chiedi di fare, la fa e bene. E’ anche per questo che è arrivata dove è adesso.