Vasco Rossi dichiara la sua innocenza. Lo fa a Bari, durante il Medimex, presentando il suo album neuro 17 “tanto mi porta bene come anche il 13” che si intitola proprio “Sono innocente”. Lo ho intervistato.
Appare cantando l’ultimo singolo “Sono innocente ma…” il Blasco. Per lui solo giornalisti e qualche rappresentante del fan club. Spiega subito che “se non è innocente l’uomo è innocente la sua opera. La canzone è “Sono innocente ma…” ha un ma che apre mille interpretazioni e sviluppi”. Poi si scaglia contro la corruzione che definisce il peggiore dei mali: “Dal 1945 a oggi tutti i politici sono colpevoli. La corruzione mi fa schifo e poi si fanno beccare per cinquemila euro”. Vasco spiega che “racconto i mali della società. Ho una grande vita intellettuale più che quotidiana. Mi preservo leggendo pochi giornali e molti libri. Ma non è vero che io travio la gente: io canto concetti che loro hanno dentro”. Il disco diventerà tour nell’estate 2015 grazie a Live Nation: di nuovo negli stadi, ma con un percorso che lo porterà da Nord a Sud. E poi prosegue il ciclo di documentari su di lui su Sky Arte: prossimo appuntamento il 5 novembre alle ore 21.45 con “Ogni volta Vasco – L’uomo che hai di fronte”.
Gli piace farsi avvolgere dai ricordi, al Blasco e spiega che era una provocazione quando disse che in una ideale graduatoria “sono il numero 1, 2 e 3 e poi c’è la bagarre per il quarto posto: potrei evitare la battuta perché mi attiro antipatie. Ho fatto molta gavetta e concerti negli anni Ottanta quando nessuno mi conosceva e dovevo convincere la gente che si stava divertendo. Per 4, 5 anni sono andato oltre i cento concerti annui e ho imparato a stare sul palco. Ho dovuto convincere la gente talvolta uno per uno. Oggi fai una canzone e hai successo, esci e hai già la gente che ti osanna. Ai miei tempi ti beccavi cori di scemo scemo…”. Ma per chiudere, parafrasando una sua canzone che parla di cadere come polli o restare in piedi come Rocky, non ha tentennamenti nel dire che lui è Rocky. Ed è tornato.