Ci sono concerti che non si possono raccontare, vanno vissuti e basta. Spettacoli talmente belli che non basterebbero milioni di parole per rendere l’idea. Come il live di Mario Biondi che vi raccontiamo.
Tutto è pensato nei minimi dettagli: ampio spazio alla musica che varia tra diversi stili quali il soul, funky, dance, pop e reggae, ma anche alla ricca scenografia con una tecnologia esclusiva in led, alle coreografie delle due coriste/ballerine e agli strumenti che vanno dal violoncello alla batteria, dalle percussioni alla tromba fino al piano, al sax e alla chitarra. Un concerto di oltre due ore in cui il “Barry White italiano” ha incantato, entusiasmato e letteralmente folgorato il pubblico pugliese con i suoi brani più vecchi fino a quelli più recenti dell’ultimo album Beyond. Un susseguirsi di emozioni partite sin da subito con A handful of soul, brano di apertura, continuate con I’m her daddy e Rio alla fine del quale saluta Bari: “Il popolo di Bari, benvenuto! Che bel posto, quanta bella gente! Non abbiamo beccato una bella giornata di sole, ma magari ci rifacciamo domani.”
Al termine di ogni canzone lascia spazio a tutti i suoi musicisti concedendo a ciascuno un assolo e invitando il pubblico ad applaudire. Prosegue con A child runs free prima di dedicare Ecstasy a tutti i presenti, con l’ausilio delle due bellissime coriste gemelle che fanno il loro ingresso sul palco. E’ la volta di Love dreamer, No more trouble e Be lonely, canzone che fa scaldare finalmente il pubblico che accompagna la profonda voce di Biondi a suon di mani per tutto il pezzo. “Grazie! Siete tantissimi lì in fondo, ciaoooo! Cantiamo una canzone insieme, noi e voi?”
Prima di riprendere con My girl, presenta tutta la band in inglese. Sul palco portano uno strano strumento, ci gioca e chiede a cosa potrebbe servire. Agitandolo si capisce subito che sta per cantare Never Stop e che quel lungo cilindro serve a emettere il suono dell’acqua. Entra così, nel vivo di Sun con Shine On (canzone che gli ha regalato tante soddisfazioni), What have you done to me (“in Francia con questa canzone i corridoi vengono occupati e tutti iniziano a ballare”), Lowdown, I can’t read your mind e La voglia La pazzia L’idea, unica canzone in italiano: “Voglio salutare un po’ di persone importanti presenti stasera: Agostino Marangolo, grandissimo batterista italiano, Serena Brancale che abbiamo conosciuto quest’anno a Sanremo e Michael White (suo sosia) ”. Solo per Open up your eyes le gemelle Lunari si trasformano in assistenti di volo con una bellissima divisa rossa. Proseguendo sempre con le canzoni tratte dall’ultimo lavoro discografico, le coriste indossano un meraviglioso vestitino in paillettes accompagnando ogni canzone con bellissime coreografie. E’ il momento della tranche finale: All of my life, Love is a temple, All I want is You, Heart of Stone, Blind e Over the world.
La band e Biondi abbandonano il palco accompagnati da un lunghissimo e caloroso applauso che termina solo quando rientrano, uno per volta, tutti quanti per il bis: This is what you are, accolta da un’ovazione, e Where does the money go, scritta da due ragazzi pisani. Tra una canzone e l’altra, però, anche se la mezzanotte non è ancora arrivata, il crooner catanese intona uno speciale Happy Birthday a Marco Scipone che di lì a poco compie ventisei anni. Il pubblico è in piedi in prossimità del palco. E’ il momento dei saluti con l’ennesimo ringraziamento ai musicisti: Alessandro Lugli alla batteria, Federico Malaman al basso, Massimo Greco alle tastiere e programmazione, David Florio alle chitarre, Marco Scipione al sax, Fabio Buonarota alla tromba e Romina e Miriam Lunaria cori, danze e coreografie. Un fan gli consegna un ritratto fatto su tela e il cantante e compositore siciliano lo solleva e lo mostra a tutti con grandissimo orgoglio. Il concerto è finito, il teatro pian piano si svuota e il pubblico commenta soddisfatto la performance di una delle voci più belle del panorama italiano. Mario Biondi non si ferma qui, il suo lungo tour continua per tutta l’Italia ed Europa.