Frammenti, istantanee, musica, fantasia, elegia…a volte gli aggettivi non bastano. E’, Scraps di Ludovica Manzo, un disco di straordinaria intensità, come non se ne sentivano da tempo. Lei, napoletana trapiantata a Roma, lo racconta.
Ludovica lungo percorso quello di Scraps.
E’ una storia vecchia, almeno come idea, nasce insieme ad altri progetti e come la marea un po’ si avvicinava per poi riallontanarsi.
Perché?
Non sono mai stata soddisfatta del sound. E’ un buon motivo?
Se i dubbi si traducono nel risultato sentito: ottimo. Poi che è successo?
Che ho scritto nuovi brani, ho messo mano agli arrangiamenti: nella nuova veste mi piacevano e il disco è finalmente uscito.
Una capolavoro di razionalità.
Il disco è indubbiamente ragionato ma contiene canzoni nate con la pancia.
Come nascono i suoi brani?
La musica quasi sempre prima. Poi entra il testo. Talvolta questa regola non funziona.
Un esempio anomalo?
Lisbona è nata di getto in un pomeriggio.
Considera Scraps una svolta?
In un certo senso sì. E’ un lavoro lungo e condiviso che dà il segno di un percorso. Lo dim0stra il fatto che nei miei live li propongo con la stessa formazione, se ci sono altri musicisti raramente i brani di Scraps entrano in scaletta.
A proposito di concerti…
Con calma ma arriveranno. In autunno e nei club. Intanto uno dei più attesi è quello estivo in Calabria al Peperoncino Jazz Festival.
Voglia di estero?
Ci ho pensato ma per ora non è una priorità.
Bella la sua musica…
Non è per le masse. Ci sono pochi posti dove suonarla ma a me piace!