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Nesli rinasce dal libro “Andrà tutto bene”

Scrivere musica non è facile, ma se ti chiami Francesco Tarducci, in arte Nesli, le cose sono solo in discesa. L’artista marchigiano ha appena pubblicato “Andrà tutto bene – Live Edition”, una nuova edizione del suo ultimo album contenente il disco originale, il film del tour e i file audio del concerto. Inoltre, è uscito anche il suo primo libro “Andrà tutto bene”, una sorta di funerale felice al passato in cui racconta il suo vissuto aprendo le porte al futuro. Lo abbiamo intervistato.

Nesli

Nesli

di Matteo Rossini

Perché un libro?
Perché me lo chiedevano un sacco di persone, gli input da fuori erano tantissimi. Volevo raccontare la mia storia, è il mio primo romanzo ispirato alla mia vita ed è tutto vero.
Preferisce scrivere musica o libri?
Io sono un cantante, non uno scrittore. Scrivere una canzone è divertentissimo, un libro un po’ meno (ride, ndr).
Differenze tra i due?
In una canzone devi avere il dono della sintesi, concentrare tutto in poche righe e strofe, dire qualcosa di profondo con parole semplici. Per un libro è diverso, devi utilizzare delle tecniche. Di solito la scrittura di una canzone e di un libro sono due mondi che non s’incontrano, ma nel mio caso accade perché all’interno di “Andrà tutto bene” ci sono anche stralci di canzoni inedite.
Il libro parte da uno sparo.
È un racconto, mi piaceva affrontarlo in maniera cinematografica. Il fatto scatenante è all’inizio e alla fine del libro così che la lettura sembri un dialogo, una chiacchierata.
Non segue un ordine cronologico.
È come se aprissi degli Stargate, nel libro parlo a chi mi conosce e ho voluto spiegare il mio percorso musicale attraverso tutti i passaggi che ho fatto.
Lancia un messaggio positivo.
Con il libro azzero la mia storia, ho raccontato tutto e la presenza di un disco live è una sorta di racconto della consapevolezza che segna l’inizio di una nuova fase, è come se facessi una sorta di funerale felice, come con “Buona fortuna amore”.
Qual è stato l’episodio più difficile e quello più emozionante da scrivere?
È stato un bel processo di analisi. Il capitolo per cui ho fatto più fatica è stato quello sulla famiglia, ma è anche quello che mi emoziona di più quando lo rileggo.
Non ha paura dei pregiudizi?
Io sono figlio del pregiudizio, sono cresciuto con lui, è stata la mia gavetta e l’ho dovuto comprendere e spiegare, per farlo ho avuto la grande fortuna di Sanremo. Il libro aiuterà a far capire cose che avevo spiegato male o che non erano chiare. Nei confronti del libro ci sono tantissimi pregiudizi, ma il bello è distruggerli.
Per chi lo ha scritto e quanto ci ha messo?
Per me stesso, il motore che mi ha portato a scriverlo è stato per me, ma ovviamente c’era la consapevolezza che avrei avuto qualcuno che l’avrebbe letto. Il grosso l’ho scritto in un annetto, poi non lo volevo più pubblicare, ma alla fine mi sono convinto, quindi direi un paio d’anni in tutto.
In copertina c’è una farfalla
La farfalla è presente già dalle prime foto del disco ed erano anche nella scenografia del tour. C’è un aspetto solare e uno dark, entrambi collegati a una rinascita, ma non dico il significato, voglio che ognuno gli dia la propria interpretazione.
Cosa ha imparato dalla scrittura di questo libro?
Che andrà tutto bene e ad essere follemente ancorato alle mie idee e a portarle avanti, cosa che dico sempre anche ai ragazzi!

notespillate

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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