La Notte con i Kiss è una notte che trascina fuori dal tempo. Ma è quello che si desidera già mentre a casa ci si prepara al tuffo in una piscina colma di oltre cento milioni di dischi venduti. I Kiss sono Paul Stanley , voce e chitarra, Gene Simmons, voce e basso, Tommy Thayer, chitarra e cori, e Eric Singer, batteria e cori. Li ho visti a Bologna, seconda delle due date italiane di questo tour 2017.
Che sono dei professionisti, e non solo nella musica ma anche nella vita, si capisce dall’inizio: sul palco alle ore 21, come da programma, nei camerini alle ore 22.45. Un percorso netto che è un viaggio nella storia del rock, che ci riconcilia col rock. Alla faccia di chi dice che il rock’n’roll è morto. Che invece ha un grande futuro lo hanno dimostrato i tanti giovani (molti ragazzini) che hanno popolato la Unipol Arena di Casalecchio di Reno, pochi chilometri fuori Bologna.
Raccontare un concerto dei Kiss non è facile perché è come andare al luna park e pretendere che chi ti ascolta, il giorno dopo, recepisca le avventure che hai vissuto. Con i Kiss voli in verticale e in orizzontale, senti il calore delle fiamme e la delicatezza dei coriandoli sulla testa, senti le chitarre che friggono e la batteria che impone un ritmo forsennato, senti loro che raccontano l’amore per l’Italia e per i tagliolini con le vongole, la lingua di Gene Simmons è come quella del ramarro, temi sempre che arrivi a lambirti, gli stivali sono glitter-argentati e con la zeppa, il rock’n’roll è accesso tutto il tempo, chiedono la collaborazione del pubblico per alcuni cori e poi salutano i fan divisi tra il palco e due braccia metallici che sollevano Simmons e Stanley sulla folla.
Forse non è il miglior concerto rock in assoluto il loro, giocano molto a fare i guasconi e i brillanti, ma resta il fatto che sentirli suonare è sempre una emozione, è sempre andare alle radici del rock’n’roll.
Per questi e mille altri motivi i Kiss sono ancorati alla leggenda. E averli potuti applaudire ancora, per la terza volta, è stato un onore!