DI ANDREA DOTTI
Ora che la spiaggia è silenziosa, le persone si cercano da lontano, l’orizzonte è libero. Il sole è sempre lì, ma si è fatto diverso. Mi ricorda ciò che provai nell’Agosto del 2015, quando ci fu l’eclisse parziale: la luce nell’aria non era poi così diminuita, ma sulla pelle avvertii l’aria fresca. Si, ricordo; era fresca, non fredda.

Ecco gli ombrelloni: sono case di vetro, piccole e quasi unite le une alle altre. Divise da minuscoli viottoli di sabbia. Quando sono abitate, si vede e si sente tutto ciò che accade al loro interno. Le loro pareti sottili e trasparenti sono forse state pensate così, per creare piccoli borghi dove la solitudine non ha casa. Avverto ancora, distintamente, le voci di tutti. Ritornano associate ai volti, ai profumi delle creme, ai colori degli asciugamani stesi su lettini e sdraio, agli spiccioli per i gelati, ai libri, agli occhiali scuri che dove diavolo sono finiti. Sento le risate, che riemergono tutte insieme, ad onda; per poi svanire, inghiottite dalla risacca. Le case di cristallo si compattano curiosamente a gruppi, ma non accade forse lo
stesso con i quartieri in città? Di alcuni vicini sappiamo praticamente tutto, spesso ci pranziamo o ceniamo insieme; altri li salutiamo soltanto con un sorriso ma non sappiamo chi davvero siano; altri ancora li sfioriamo soltanto con lo sguardo. Curioso questo villaggio fittizio, che nasce timidamente in Giugno per chiudere lentamente sul finire di Settembre. Quasi fosse un presepe vivente, calato su un pezzo di battigia che durante il resto dell’anno è solo fatto di sabbia, vento ed acqua salata. Una città che si crea, vive e poi si dissolve quando il sole si fa più lieve. Nella città che non c’è si parla di fatti spiccioli appena accaduti, si condividono emozioni, si raccontano storie che possano divertire. Si scambiano giornali, pezzi di
focaccia, si richiamano i figli. Nascono amicizie e si fanno largo passioni insospettate. Si rincorrono sentimenti possibili ed amori improbabili, spesso mai dichiarati. Qui tra poco si chiude. Le case dalle pareti di vetro verranno smontate e la spiaggia restituita alla sua vita più tranquilla, alla salsedine, al silenzio. Nulla ci è dato sapere dei suoi residenti a tempo, di dove vadano – cosa facciano – quando non sono qui. Loro abitano case di vetro in una città che non c’è, dai vialetti di sabbia ormai resi invisibili
dal vento. Sono figure eteree, che vivono in dissolvenza.