C’è poco da dire, gli eretici si ritrovano sempre. Anche a distanza di secoli. Michele Salvemini, universalmente noto come Caparezza (nel dialetto della sua Puglia significa capelli diritti… e chi, meglio di lui, può essere icona di quel tendere verso l’alto della irsuta chioma?) negli ultimi tempi si è ereticizzato e dunque è entrato in quel libro proibito che nei secoli ha accolto, tra gli altri, Giordano Bruno, Giovanna d’Arco e Gerolamo Savanarola. Ma anche eretici della musica quali Brian Wilson e Frank Zappa.
A scanso di equivoci ha intitolato il suo nuovo album Il sogno eretico. È un disco monumentale, stratificato. Che merita cinque ascolti per essere sfiorato. A capirlo ce ne vogliono almeno il doppio. E concentrati, mica di sottofondo. Una buona birra di certo aiuta a penetrare l’eresia. E lo sa chi va ai suoi concerti, che hanno registrato sold out prima ancora che il disco uscisse. Ticket acquistati sulla fiducia. Una fiducia ben riposta. Come tutti (o quasi) gli eretici ha un pensiero che cammina precede la contemporaneità. E anche lui comincia a crederci.
Caparezza il divinatore?
«Me lo dicono da tempo e mi sto convincendo».
Precedenti?
«Savonarola preconizzò la fine di Lorenzo de Medici».
Si considera un eretico?
«Mi affascina la loro ostinazione nel voler scardinare i dogmi. Il mio “chi se ne frega della musica” è già eresia se detto da me che vivo di musica».
Cos’è oggi l’hip hop?
«È cultura e il rap è la cifra stilistica della composizione».
Oggi tanti fanno hip hop. C’è chi ci specula?
«Si abbonda ma va avanti chi ha personalità».
Lei come ha iniziato?
«Ascoltando Frankie HI-NRG. Nei suoi testi leggevo parole a me sconosciute quali suppliziante, cenobita, stilita e andavo a cercarne il significato. Mi piace questa forma di apprendimento».
Cosa è la musica?
«Un prisma con tante sfaccettature».
Lei ha spesso ripudiato gli anni Ottanta, ma per Goodbye Malinconia si è rivolto Tony Hadley degli Spandau Ballet.
«Respingo ciò che è smaccatamente pop, gli anni Ottanta mi intristiscono. Hadley è una persona squisita e perfezionista. La voce era perfetta per quel pezzo. La sola alternativa poteva essere Marc Davis Hollis dei Talk Talk».
Cosa le piace di italiano?
«Trovo splendido Wow, ultimo lavoro dei Verdena. Poi consiglio Uochi Tochi e Musica per Bambini».
Non siete stato voi è il brano più corrosivo del disco
«È il più cantautorale e meno rap. Ha una vena drammatica. Ho rinunciato alla mia voce nasale, è un brano di stomaco. L’ondata di notizie che leggo sui giornali ha creato un muro intorno a me e io ho sentito l’esigenza di romperlo. È nata così la canzone».
Tutto ciò è triste.
«Non mi suiciderò nella stanza di qualche hotel come han fatto parecchi colleghi. Dagli altri dipende il successo, non la passione. Quella è tua».
Si vive bene in Puglia?
«Tra Padre Pio e la D’Addario, tra sacro e profano. La Puglia, anche geograficamente, è una piccola Italia».
La musica può cambiare il mondo?
«Mi piacerebbe».
Ha recitato in “Che bella giornata” di Checco Zalone.
«Ho sempre respinto offerte attoriali per dignità personale. Stavolta mi hanno detto che avrei interpretato me stesso. Mi hanno pure ingannato prospettandomi un pezzo metal. È stata una partecipazione gratuita».
Il suo eretico preferito?
«Giordano Bruno. Lo hanno bruciato con la lingua nel morso perché tacesse. Le sue ultime parole furono: tenete più paura voi che io».
Nella musica?
«Frank Zappa se contestualizzato nell’epoca in cui visse. O Brian Wilson dei Beach Boys: lui aveva già fatto tutto, fu un grande sperimentatore».
Brutto momento per l’Italia…
«Ma c’è sempre una luce in fondo al tunnel».