“Fuoco e Fiamme”, nuovo disco dei Finley, tredici tracce inedite molto calde e intense, che ricordano le origini della band. Lo definisco il loro “nuovo primo disco”. E sembra proprio essere così. E’ il primo autoprodotto con la loro nuova etichetta discografica, la Gruppo Randa, che definiscono “ una realtà indipendente, che poggia le proprie basi sull’esperienza maturata in questi anni e, soprattutto, sulla nostra amicizia”. Il primo nuovo album senza i condizionamenti di una major segna anche l’ingresso di un nuovo Finley: il bassista Ivan. “Fuoco e fiamme” è prodotto da Guido Style, frontman e anima dei The Styles e produttore di J-Az e Biagio Antonacci. All’interno del disco anche un brano inedito “Il Meglio Arriverà” con Edoardo Bennato.
Un’ impresa coraggiosa l’indipendenza del gruppo, che però ha portato alla creazione di un album coinvolgente, coinvolto e unico. Note Spillate ha intervistato per voi i Finley, tra pass per conoscerli e fuoco e fiamme.
Come mai la scelta di diventare indipendenti e come è cambiato l’approccio al lavoro?
Dopo sei anni con EMI e Claudio Cecchetto, velocissimi ma tanto soddisfacenti, sentivamo la necessità di cambiamento. Avevamo bisogno di gestire tutto ciò che ci stava intorno. Più che di indipendenza artistica, si parla di indipendenza di gestione. Crediamo che la creazione di una nostra etichetta fosse la cosa più giusta per gestire al meglio ogni ambito dei Finley. Sentivamo il bisogno di prendere in mano le nostre vite. I nostri amici si sono laureati e ora iniziano a lavorare, noi abbiamo fatto il master in musica (ridono ndr.) con Claudio Cecchetto in una major e ora è arrivato il momento di lavorare da soli, di far vedere cosa sappiamo fare camminando con le nostre gambe.
Anche il vostro sound sembra tornato alle origini.
Sì, è vero. “Fuoco e Fiamme” assomiglia molto al nostro primo album. Noi lo definiamo come il nostro “nuovo primo disco”. Siamo passati sotto le mani sapienti di Guido Style, che ha asciugato molto il nostro stile, non lasciando nulla di superfluo. Noi ci siamo aperti molto a lui, perché di solito siamo molto gelosi dei nostri testi.
Come è andata questa vostra nuova collaborazione con Edoardo Bennato, dopo quella precedente per il suo “Rinnegato” in occasione di MTV Classic Storytellers?
Conosciamo Edoardo dal 2008. Per noi lui è un “maestro di vita e rock’n’roll”. Lui ci ha insegnato a prendere in considerazione dei nuovi accordi blues e l’utilizzo dell’armonica a bocca. Ci ha insegnato molte cose. Per il nostro nuovo album, ci ha fatto questo grande regalo: “Il meglio arriverà”, che noi non consideriamo un duetto, ma un suo pensiero.
Come sarà il vostro in-store tour?
Presenteremo il nostro nuovo album, che è stato interamente pensato in funzione dei nostri fan. All’interno del cd c’è un pass che fa sì che l’esperienza del disco non si fermi allo stereo a casa propria in maniera individuale e forse anche un po’ asociale ma continui anche al di fuori. L’in-store tour è un primo passo e quando organizzeremo il tour la gente che avrà acquistato il cd potrà vivere i concerti con noi sul palco o incontrarci. Stiamo pensando addirittura di creare il primo raduno nazionale.
Il vostro tour?
Sarà molto impegnativo, anche data la scaletta, che sarà composta da un brano rock dietro l’altro, senza salite e discese. Non vogliamo sudare solo noi con sul palco ma vogliamo vedere anche i fan che si riscaldano.
Il messaggio del disco?
Vuole essere uno sprone per tutti i ragazzi della nostra età. Vuole dire ai ragazzi di credere nei propri sogni e in quello che vogliono fare. Nel periodo in cui ci troviamo è molto facile lasciarsi andare. Bisogna però andare avanti. “La mia generazione” cerca di dare coraggio ai giovani di oggi.
Come mai avete scelto proprio “Fuoco e fiamme” come titolo?
Oltre a sembrarci molto accattivante come titolo, sono tre parole che hanno un’ impronta rock. Il fuoco è l’elemento che attraversa tutte e tredici le canzoni dell’album. E’ un disco che si appoggia sulla nostra positività. Vogliamo dare un po’ di colore. “Fuoco e Fiamme”, inoltre, perché i Finley sono un gruppo di amici, uniti, che attraverso il loro stare insieme, provano a portare avanti la loro passione.
Cosa pensate dei talent?
Sono nati come contenitori che sfornano nuove proposte. Ma ultimamente sono solo dei mezzi per far guadagnare qualche soldo alle case discografiche in crisi. Inoltre per questi ragazzi “già famosi” non c’è bisogno di pubblicità, perché usciti dai talent sono già conosciuti dalla gente. La cosa che ci dispiace è che adesso il ragazzino che sa cantare o suonare viene incitato ad andare a partecipare ai talent, ma quello non può essere il solo modo per fare musica.
Cosa ne pensate dei social network e del rapporto con i fan su queste piattaforme?
Crediamo che siano molto utili nel rapporto con i fan, soprattutto per i periodi di produzione dei nuovi album, dove gli artisti spariscono per un po’ dalla scena. Noi attraverso i social network, abbiamo lasciato che la gente spiasse dalla serratura del nostro studio. Anche attraverso Timeline Diary, dove raccontavamo giorno per giorno la nostra esperienza della scrittura del disco. Così, in realtà, i nostri fan sapevano già come sarebbe stato “Fuoco e Fiamme”. Ci piace anche l’aspetto democratico dei social network: seguo solo quello che mi piace. Ormai poi abbiamo capito come sono i nostri fan, quelli che hanno deciso di seguirci non ci abbandonano.
Riguardo alla scelta grafica della copertina cosa dite?
Volevamo una grafica molto semplice, con la nostra immagine in copertina che comunicasse l’idea del fuoco e delle fiamme. Come la nostra scelta del suono è molto semplice e asciutta, così abbiamo voluto la grafica. Crediamo inoltre che l’insieme delle nostre quattro teste che ne creano una sola, sia indicativo della nostra unità come gruppo e amici.
“Fuoco e fiamme” in tre parole?
Fuoco, e, fiamme (ridono ndr)
Non vale.
Allora sicuramente coinvolgente, coinvolto e unico. Forse più che unico è vero.
(Intervista di Barbara Giglioli)