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Se l'ibrido piace, ti Ristori

La cover del disco di Alessandro Ristori

Sono le ore 12 quando proviamo a chiamare Alessandro Ristori per chiacchierare un po’ di Ibrido, il suo nuovo album con i suoi Portofinos. Risponde mentre a Fano le campane suonano il mezzogiorno. Un inizio di conversazione all’insegna della musica. Così Note Spillate ha intervistato Alessandro Ristori, uomo di altri tempi, che celebra il periodo della Dolce Vita e il rock’n’roll americano dando ai suoi lavori una sfumatura malinconicamente felice.

Come mai ha scelto di chiamare il suo album “Ibrido”?
Innanzitutto perché è una rivisitazione live, ma ha anche due inediti, in secondo luogo, perché uno dei miei nuovi pezzi si chiama La Donna Uomo e quindi anche lei è un ibrido. Inoltre, poi, sono io stesso ad essere ibrido, come artista. E poi si sa, ora questa parola va di moda.

Accennava a La Donna Uomo, di cosa parla?
Parla di un antieroe, di una donna che vuole assomigliare a noi, che beve, bestemmia e ha più tatuaggi di noi, non capendo che nell’uomo c’è davvero poco di buono. E’ una piccola provocazione.

Questo è il suo primo album autoprodotto. Come è andata?
Siamo nel 2012. Credo che una ricetta giusta non ci sia. La musica non è più quella di una volta. Naturalmente ‘autoproducendomi’ faccio fatica ad arrivare a certi canali. Ma va bene così.

Il suo album riprende classici brani italiani degli anni Cinquanta Sessanta e pezzi del rock’n’roll americano. C’è un filo conduttore?
Nel mio lavoro la componente italiana è predominante. Amo l’italianità della Dolce Vita, un periodo che ci ha resi famosi all’estero. Prendo in considerazione però anche il rock americano e quello italiano, che nasce creando un nuovo stile, quello di Giorgio Gaber e di Adriano Celentano.

La sua musica viene definita ‘retroattiva’.
Già (ride ndr.). Mi piace questo aggettivo, perché in effetti chi sente la mia musica la vede anche e viene riportato al grande cinema, americano e italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. La mia musica parla di quegli anni ma non trascura la modernità.

Che film sarebbe stato Alessandro Ristori in quegli anni?
Il sorpasso o La Dolce Vita.

Dove avrebbe vissuto in quegli anni, in Italia o in America?
Vivo in Italia e anche a quel tempo avrei voluto vivere in Italia.

Qual è la canzone alla quale è più legato?
Sono molto legato a Ciao Ciao Bambina. Mi piace perché quando vado all’estero, quelle sono le parole che si ricordano.

Come è impostato il suo show?
Inizia con una scena della Dolce Vita, dove i personaggi sulla scena inneggiano al rock’n’roll e compare un giovanissimo Adriano Celentano, scelto da Fellini come alfiere del rock italiano. Dopo questa introduzione vengono snocciolate pian piano le varie canzoni.

Ha in mente qualche data all’estero? Lei è molto conosciuto a Montecarlo e in Russia.
L’estate è italiana , ma a settembre abbiamo in programma di andare a San Pietroburgo.

Tre aggettivi per Ibrido?
Ibrido, spontaneo e malinconicamente felice.

(Intervista a cura di Barbara Giglioli)

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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