Andrea Mirò
Il guardiano del faro è mito e letteratura. E ora pure una canzone. La firma è di Andrea Mirò e richiama “Elettra e Calliope”, suo album più recente. Raffinata, eclettica, impegnata nel sociale, Andrea Mirò è un guardiano del faro, un baluardo di speranza tra onde infide e omologate in questa stagione dove le stagioni, e quelle della musica in particolare, sono un po’ tutte uguali: tiepidamente insipide.
Un disco coraggioso e spiazzante, tra rock e acustico.
Non esistono più regole nel mondo della discografia e dunque non tratto.
Ovvero?
Già il titolo annuncia che è un album con due anime.
Un doppio, concettualmente.
Proprio così ho ragionato, come fosse il vinile di una volta.
Chi sono Elettra e Calliope?
Due facce del mio lavoro: Elettra sanguigna e irruenta, Calliope ragionata e intima.
Il concerto è la crasi del tutto?
Rappresenta il momento intimo ma fatto di musica non col computer.
Lei chi è?
Entrambe. Dipende dai momenti.
Il live pare omogeneo.
Ho creato dinamiche suonate che fondano le due parti.
Cosa li unisce?
La mia voce.
Temeraria sempre.
Una canzone che si intitola “Il guardiano del faro” e mi rappresenta.
E’ sempre stata bastian contrario?
Fin dai tempi dell’adolescenza.
Un marchio del dna.
Ero una solitaria così ho appreso a essere autonoma.
La avranno criticata.
Vero, sei più esposto ai giudizi ma ti fortifichi.
I testi sono molto importanti nelle sue canzoni.
Ci tengo che vengano pubblicati.
Ma in epoca di ristrettezze…
Se non è possibile metterli nel disco va bene anche su internet.
Che messaggio manda attraverso Elettra e Calliope?
Dall’inadeguatezza dell’uomo di fronte alla prepotenza delle aspettative alla delusione di una scelta sbagliata fino alla pretesa di un ruolo stereotipato.
Parole decise.
Devono lasciare traccia: che sia ferita da presa di coscienza o sorriso amaro di ironia.
