Roberto Fabbri è il primo italiano a fare parte della scuderia classica di Sony. Celebra questo primato con un nuovo disco, “Nei tuoi occhi”, che presenta all’Auditorium Parco della Musica il 19 marzo. Note Spillate lo ha intervistato alla vigilia di questo importante avvenimento.
Partiamo da Sony?
Volentieri. Un risultato importante anche perché entro pure come autore. Di solito il chitarrista classico è visto come un esecutore.
Stato di salute della musica strumentale?
In Italia altalenante, non ha mai avuto vita facile.
Altrove?
Io lavoro molto in Spagna e garantisco che lì è uno strumento elettivo. Anche i media gli danno molto spazio.
Chitarra e pianoforte si sfidano a colpi di pop.
Il piano è lo strumento classico per antonomasia. La chitarra è colta ma popolare. Comunque un gruppo di pianisti va ringraziato per avere riaperto l’interesse verso la musica strumentale.
I giovani amano la chitarra?
Si appassionano. Le difficoltà sono le distrazioni: il tempo che dedicano allo studio è minore ma l’entusiasmo resta alto.
Che pensa di Guitar Hero?
E’ fuorviante. Una coppia di genitori mi ha portato il figlio per insegnargli a suonare la chitarra per l’ammissione al conservatorio e mi hanno detto che era già bravino. Peccato che era bravo a Guitar Hero!
Jimi Hendrix resta un mito?
E’ stato un spartiacque nel mondo della chitarra elettrica.
Lei è un classico.
Io ho Segovia e ci aggiungo che è morto a 90 anni dopo avere suonato per 80