Arrivano dall’Emilia con un rock raffinato che, non fosse per la lingua, richiama il brit-pop dei Blur e degli Oasis. Il loro album di debutto, intitolato “Tra le luci bianche” è intenso già dalla cover, giocata su una simbologia cromatica ipnotizzante. Si chiamano Karbonio 14 e sono Valerio Carboni, voce, pianoforte, chitarra, Luca Zannoni, tastiere, Matteo Verrini, basso, e Cesare Barbi, batteria. Le atmosfere sono rarefatte ma sostenute da un nerbo rock potente che dimostra non solo la passione dei quattro ragazzi carpigiani ma anche la padronanza degli strumenti. Da “Kenobi” a “Come Follia” fino a “Tradirefaremale” sono esempi di come il rock italiano possa avere un futuro.
Il problema vero è che affrontano la crisi che da tempo soffoca la musica italiana. Quella buona. E vi assicuriamo che ce ne è tanta. Tradotto significa difficoltà nel fare concerti e nel trovare spazio per farsi conoscere. Ma il consiglio di Note Spillate è di portarvi il loro disco in vacanza e ascoltarlo attentamente. Ad ogni ascolto si colgono sfumature diverse. Ed è la matrioska di scrigni sonori, di tessiture vocali e strumentali che rende un gruppo interessante. Fin dal primo album.
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