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Note Spillate a Mantova con Max Pezzali: parte un tour che è una festa

Pezzali canta "Gli anni", sullo sfondo un frame di "Stand by me"

La festa è nei palazzetti. E a condurla è Max Pezzali. Il suo “Max 20 Live Tor” parte con un filotto di sold out d’altri tempo. Un viaggio lungo oltre due ore puntellato da canzoni che hanno fatto da colonna sonora agli adolescenti degli anni Novanta e ora anche ai loro figli. Sabato scorso eravamo a Mantova, prima data del tour dopo le prove a Morbegno, per raccontarvi lo show e commentarlo con Max. Si parte con “Ragazzo inadeguato” e si chiude con “Sempre noi”. In mezzo, a caso, “La regola dell’amico”, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, “Sei un mito” e “Tieni il tempo”. Sul palco con lui, oltre alla band con un Luca Serpenti esuberante al basso, c’è Dj Shablo che in quattro momenti interviene e propone, in versione dance, alcuni brani del repertorio di Pezzali che non hanno trovato spazio nella tracklist. C’è un cura meticolosa dei video: lui che mai si era concentrato sul fattore visual questa volta stupisce ed emoziona. Ma anche lui cambia. Gli basta un particolare per viaggiare, e far viaggiare, nel tempo il pubblico. Canta “I cowboy non mollano” con un cappello da John Wayne e il brano dopo, “L’universo tranne noi” lo affronta col berretto da baseball. Dedica Cisco, ex voce dei Modena City Ramblers (che a Mantova c’era), “Rotta per casa di Dio” e poi sferra il primo, deciso, colpo all’anima con “Gli anni”: si rincorrono frammenti di film, di telefilm e di volti che hanno segnato la storia di tanti di noi, tra gli altri “Stand by me”, “I guerrieri della notte”, “Grease”, “Easy riders”, “Pilp fiction”, “Supercar”, “The blues brothers”, “Ritorno al futuro”, Goldrake e il sorriso di Patrick Swayze, “Harry ti presento Sally”, “Terminator”, “E.T.”, “Ghostbuster e infine Christopher Reeve nei panni di Superman e Judy Garland nel magico mondo di Oz. Altro momento tosto è con “Il mio secondo tempo” quando sfilano, come in un album, immagini di Pezzali in varie stagione della sua vita e si vede anche l’883 Mauro repetto “che mi piacerebbe avere ospite in una data”. Si potrebbe andare avanti a lungo raccontando i video ma serve anche lasciarsi sorprendere in questo immenso karaoke firmato Pezzali e dunque chiudiamo con “Sei un mito” accompagnata dal video originale e “La dura legge del gol”, una carrellata di immagini che in televisione abbiamo rivisto centinaia di ma che regalano sempre brividi, da rigore di Baggio sbagliato ai mondiali americani a Paolo Cannavaro che alza la

Pezzali durante l'intervista

 Coppa dei campioni del mondo nel 2006.

Pezzali parte già esaurito.
Partire bene prima del debutto permette un investimento più sostanzioso.
Che di questi tempi non è particolare trascurabile.
I soldi non si buttano via ma avere disponibilità grazie al pubblico che compra biglietti senza sapere cosa vedrà è una soddisfazione.
Ci descriva lo show?
Bei giochi di luci e un palco più grande rispetto al passato: ho perso 24 chili e dunque sono più agile, posso muovermi di più sfruttarlo tutto. Certo sono un centesimo di Lorenzo Jovanotti ma compatibile con i vecchi Oasis, quelli che per tutto il concerto Liam stava fermo con le mani dietro la schiena. E’ un bilocale giusto e soppalcato dl guardo anche chi sta ai lati del palco. E poi ci sono ventotto canzoni e tutti successi.
Il tour arriva dopo il disco “Max 20”, un raccolta di hit e duetti.
Un motivo in più perché sia una grande festa in cui la gente canta.
Quando esegue “Con un deca” c’è una sorpresona.

Da quattro “cannoni” vengono sparate banconote da diecimila lire con la mia faccia al posto di quella di Alessandro Volta: un ricordo in più da portare a casa per chi riesce ad afferrarne una euna soddisfazione anche per me che a scuola sono stato ripetente.
Lei è un cantore della provincia: esiste ancora?
La mia è tra Pavia e Milano: trenta chilometri lunghissimi. Quella che ho abitato io assorbiva idee da Milano ma in maniera distorta. Si legittimavano solo nell’unico bar: lì si incontravano il punk, il bancario, i vecchi che giocavano a carte e bisognava mediare tra mondi diversi. Non c’erano punti di ritrovo per la tua tribù ma un solo bar come punto di coesione universale.
E oggi?

Max Pezzali in un monento del concerto

Internet ha annullato questa situazione. La tua tribù ovunque, puoi essere all’avanguardia anche in un piccolo paese.
Lei come è cambiato?
Ho fatto un punto e a capo della mia vita e ho accettato aspetti di me stesso che prima rifiutavo. Ad esempio la mancanza di stile prima la vivevo male. Ero il ragazzo sbagliato nel posto sbagliato, portavo il cappellino da baseball quando tutti indossavano la giacca.
E adesso?
A 46 anni sei quel che sei. Ho accettato questi aspetti inadeguati ed è scattato l’effetto contrario: sono un tamarro? Va bene così, faccio quel che mi viene e lo vivo senza ansia.  Avere anche solo una caratteristica che ti distingue è perfetto.
Che ci lascia in dote?
Io il segno lo ho lasciato come 883 e come Max Pezzali. Lo stesso non si può dire di altri.
Polemico?
Assolutamente no ma è giusto sottolineare che in un’epoca in cui crollano le certezze non è un particolare trascurabile. Avere un pubblico che ti segue è un valore aggiunto pazzesco, è importante essere critici e non sedersi sugli allori ma devi anche guardare a quello che hai fatto e non pensare solo a quello che non hai fatto. Sa cosa dicono in America?
No.
Usando il gergo dell’hockey dicono che devi guardare dove il dischetto è destinato ad andare ma anche sapere da dove arriva.

notespillate

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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