Arriva sul palco dell’Ariston un big dell’hip hop italiano: è Frankie Hi-Nrg e proporrà “Un uomo è vivo” e ”Pedala”. Ora si applaude a un rapper s sanremo. Ma lui non ci sta a farsi strumentalizzare e pensa al Festival e alla bellezza delle parole. Lo abbiamo incontrato e intervistato.
Insomma non è lei a sdoganare il rap al Festival?
E’ una polemica sterile e inopportuna perché rapper a Sanremo ce ne sono stati, a partire da Tormento.
E lei perché?
Una scelta naturale collegata a “Essere umani”, il mio album in uscita: sette canzoni che sono un distillato di me.
Preferenze?
Nessuna. Non avevo neanche preferenze, le ho mandate tutte, che scegliesse la commissione.
E’ la prima volta che si auto-produce.
Sono passato dall’autarchia al multi-tasking.
Perché?
Mi piace imparare il lavoro degli altri, apprenderne le tecniche e poi applicarle sul mio lavoro.
“Un uomo è vivo” è la canzone più intima del disco.
Oggettivare su una pagina una esperienza personale è dura. Più ci si guarda dentro più è difficile esternare. E’ un testo difficile ma meditato: più metti a fuoco e più colpisci. Bisogna che un’opera d’arte si fissi nella mente di chi guarda e non negli occhi.
Teme che l’imponenza dell’orchestra e il clima dell’Ariston possano influire sulle sue canzoni?
Sanremo è una liturgia ma è anche il suo bello. Una canzone dal palco deve uscire valorizzata e non stravolta.
Qualche fan potrebbe accusarla di alto tradimento.
Io non ho il mio pubblico, ho il pubblico. Che è quello che mi sta di fronte. Se durante mentre chiacchieriamo suono qualcosa è lei il mio pubblico. L’importante è capire i messaggi.
Se vince con “Pedala” fa la Milano-Sanremo in bicicletta?
Mi sembra un po’ troppo, posso fare il giro d’onore sul lungomare di Sanremo.