Arriva da Area Sanremo. Si chiama Emma Fuggetta, in arte Bianca, e ha una voce che avvolge come un boa di piume di struzzo. Il televoto non la ha premiata, Saprai non ha passato il turno. Ma il suo percorso non si ferma. Il suo disco di esordio si intitola L’altra metà ed è prodotto da Alma.
Come è stato salire sul palco dell’Ariston?
Meno spaventoso del previsto ma più emozionante.
Cosa le è più piaciuto?
L’orchestra è la parte migliore del Festival. Il teatro fisico non è spaventoso, è la storia che lo rende mitico.
Quale è la sua dimensione?
Rendo al meglio piano e voce, lì sto benissimo.
Cosa si aspetta ora?
In realtà non mi aspetto nulla, farò il possibile per le esibizioni live. E’ il disco d’esordio, bisogna cogliere tutte le occasioni e sfruttarle in modo intelligente e saggio. Senza musica mi sento a metà.
Arriva da Area Sanremo.
Ho formato la scorsa estate il primo contratto discografico. Alex Gaydou è il mio papà artistico, il mio autore. Mi ha spedito come esperimento ad Area Sanremo.
Esperimento?
Voleva vedere come avrei reagito sotto pressione.
Responso?
Non ho reagito benissimo, i momenti prima dei provini sono stati drammatici ma ce l’ho fatta.
Come nasce L’altra metà?
E’ stata una corsa contro il tempo. Ripeto Area Sanremo è stato un esperimento e pensando fosse un test ci ha colto impreparati. E’ stato scritto e registrato in un mese ma ne sono uscite tutte le mie sfumature, al pop ho aggiunto il jazz dei miei inizi e pure un po’ di soul. Le anime ci sono entrambe, bianca e nera.
Cosa è il jazz per lei?
Una incognita. Mi ci sono avvicinata con curiosità, alla prima lezione ho ascoltato Ella Fitzgerald e non mi sono più fermata.
Tour?
Più avanti. Il massimo del tour sono piano e voce.
Maestri?
Fondamentale Mina nell’affrontare i pezzi in italiano. Mi ha fatto capire come approcciarmi al canto. Poi mi piacciono Norah Jones, Adele e Antony and the Johnson.