“Avere in questo disco Al Bano e Drupi, che non finiremo mai di ringraziare, è stato un onore grandissimo -commenta Franco Bagnasco a nome di tutti i Beagles (gli altri sono l’imprenditore edile Gigi Brega e il professore universitario Pierangelo Masarati, tutti con l’hobby della canzone ruspante che sfiora la leggerezza) -e sentire Al Bano cantare quel pezzo in sala di registrazione mi ha messo i brividi. Per un pugliese non è stato facile addentrarsi in un mondo dialettale diametralmente diverso. Cogliendo in pieno lo spirito di questa serissima goliardata. Al Bano, in quanto a intelligenza, generosità e senso dello spettacolo, batte dieci a zero molti ragazzini”.
Sengur, ovvero zingari in dialetto oltrepadano, è il quarto cd dei Beagles (informazioni sulla Fan Page di Facebook), contiene 13 tracce ed esce in distribuzione fisica a livello locale e digitale in tutto il mondo, su piattaforme on line come iTunes e Play Store. Sèngur sono gli stessi Beagles, e poi i tanti stranieri che oggi frequentano le terre oltrepadane, quasi sempre in cerca di lavoro. Spesso con passione e dedizione, non di rado rubando o creando scompiglio e psicosi nella popolazione. Sia chiaro non è un album xenofobo, ma su questa xenofobia gioca e ironizza, anche e soprattutto per esorcizzarla. Perché è l’unico modo per uscirne.
Maruchen III (cover di Lupin), cantata dal contralto Claudia Ottavia Boselli, è un esempio di questa cifra. Così come La ca’ ad bal negar, che racconta di un agricoltore che finisce in galera dopo aver malmenato un ispettore del lavoro che lo multa per aver ingaggiato un lavoratore saltuario in campagna senza regolare contratto. E mentre è in carcere un criminale albanese viene rilasciato di lì a poco grazie a un condono.
Nella nuova fatica dei Beagles c’è spazio anche per raccontare la sfortuna, in Merda, fragrante cover di Yesterday dei Beatles, e per l’amore romantico in Lé, la versione squitamente locale di She di Elvis Costello. Che racconta i malumori di una rodata coppia.
Ma il singolo trainante dell’album è Disco ciula, un inedito rock-rap che ci proietta immediatamente nel mondo della notte, fra stupidotti (i ciula, appunto) che entrano in discoteca col nome in lista, salvo trovare sgradite sorprese. Una riflessione Beagles style fra vecchi e nuovi modi di approcciarsi all’universo femminile. La ritmata Ta sciàp al mus racconta gli eterni litigi dei ragazzi davanti al bar, e Una manga ad cuiòn, cover di What a wonderful world di Louis Armstrong, entra nello stesso bar di provincia visto prima da fuori, e ne disegna l’affresco della variegata clientela. Dal punto di vista del titolare.
La pompatissima Sai chi ti saluta? è uno tra i pezzi in italiano, e chiude l’album. Racconta con sarcasmo, come in una vignetta, le figure marce di quest’Italia: dirigenti d’azienda, cardinali, politici e direttori di giornali.