Un sabato italiano lungo trent’anni. Una canzone che per Sergio Caputo doveva essere come le altre, forse un po’ più bella, ed è diventata una colonna sonora per due generazioni. Il compleanno è stato nell’aprile 2013 ma le feste proseguono fino al termine dell’estate. Lo ho intervistato.
Caputo un compleanno ricco per il suo “Sabato italiano”.
Se lo merita per tutto quella che ha rappresentato. Lo ho accompagnato con la riedizione dell’album, tutto risuonato e con due inediti, la pubblicazione di un libro che racconta tutto quello che ha contribuito alla sua nascita e un tour che terminerà tra poche settimane.
Come ha capito che quello era un disco speciale?
Per trent’anni mi sono sempre sentito chiedere i pezzi di quel disco e fare domande su come è nato e sugli su aneddoti che lo accompagnano.
Quando lo ho cantato la prima volta ha capito cosa stava creando?
Mai avrei immaginato che fenomeno avrebbe scatenato.
Neanche un sentore? Perché?
Per me era un disco come gli altri.
Però lo ha risuonato tutto per il disco del trentennale.
All’epoca c’era una cultura diversa. Gli anni Ottanta erano molta elettronica, c’erano i Duran Duran e i Simply Red.
Perché l’esigenza di cambiare?
Dopo averli fatti dal vivo tante volte non ne potevo più di ascoltare quei suoni elettronici dunque ho studiato una nuova veste musicale rispettandone la struttura ma suonandolo dal vero.
Come una volta, tutti in studio?
Proprio così, di solito era buona la seconda. Poi io ci ho messo dopo la voce e ho fatto il mixaggio ma il principio era all’antica.
C’è anche il romanzo “Sabato Italiano Memories”.
Racconto quel periodo, parla degli anni in cui maturavo di diventare musicista, rievoco amicizie, amori e storie surreali di quella stagione.
Infine il tour.
Nel disco non ho messo nulla che non fosse ripetibile dal vivo compresa la sezione di fiati che ho portato in giro per tutta la parte invernale del tour invernale.
In estate?
E’ diverso, dipende non solo dal tempo ma anche dai budget. Posso suonare da solo, versione unplugged, in duo, in quartetto con basso, batteria, sassofono e io alla chitarra che è la formula che più mi piace.
Come mai?
Svincola dalle strutture rigorose dell’orchestra e permette di improvvisare.
A settembre finiscono le feste di “Sabato italiano” e che accadrà?
Lavorerò a un album tutto di inediti, vorrei farlo uscire in primavera, è la stagione che mi piace di più.
Perché?
E’ distante dall’estate e da Sanremo.
Ci andrebbe al Festival?
E’ una delle poche finestre musicali rimaste se si escludono i talent. Dunque ci andrei anche se pure lui è molto cambiato.