Rakele ha vent’ anni, è di Napoli e quest’anno ha partecipato per la prima volta a Sanremo nella sezione Nuove Proposte. Il 7 aprile è uscito il suo disco d’esordio, Il diavolo è gentile, dieci brani inediti tra cui anche Io non lo so cos’è l’amore, brano con cui Rakele ha partecipato alla 65ma edizione del Festival. L’abbiamo intervistata.
Rakele è il suo nome d’arte, all’anagrafe è Carla.
I miei genitori sono sempre stati indecisi tra Rachele e Carla. Alla fine hanno scelto Carla ma Rachele mi è sempre piaciuto. Quando ho deciso di trovare un nome d’arte, ho subito pensato a Rakele.
Com’è Rakele e com’è Carla?
Rakele è il riflesso di Carla. Carla è la realtà, Rakele è il mondo interiore particolare. Entrambe convivono e procedono parallelamente.
Com’è stata l’esperienza sanremese?
Una bella esperienza che mi ha fortificato tanto. A diciannove anni salire su quel palco è una grandissima emozione, ho conosciuto tanti artisti diversi e ragazzi giovani come me che amano la musica. E’ stato anche un modo per condividere questa nostra passione e, indipendentemente da come sia andata, sono soddisfatta perché mi ha dato la possibilità di far conoscere il mio progetto.
Tutti ricordiamo la gaffe di Carlo Conti nel momento del verdetto: ha alzato il braccio di Amara ma ha pronunciato il suo nome lasciando tutti perplessi. Che cosa ha provato in quegli istanti?
Sicuramente in quei momenti c’è stata molta confusione e ho pensato di passare il turno, ma poi mi sono subito ripresa. Siamo esseri umani e capita a tutti di sbagliare, ma ho superato alla grande. Certo, speravo di andare avanti, non mi aspettavo di vincere, ma va bene anche così. E’ uscito il mio disco e il mio obiettivo era proprio questo.
A proposito del disco, come mai la scelta del titolo è caduta su Il diavolo è gentile?
Ho venti anni e non ho molta esperienza alle spalle, sono parecchio istintiva e passionale. In questo brano mi sfogo, il diavolo gentile potrebbe essere una persona che ci delude, che si mostra in un modo e poi si dimostra in un altro.
Alla stesura dei testi e agli arrangiamenti musicali ci sono Bungaro e Cesare Chiodo, già autori per le voci femminili più importanti del panorama italiano, come Laura Pausini, Fiorella Mannoia e Malika Ayane. Che effetto le fa?
Sono grandi professionisti e mi sento molto fortunata perché ho solo da imparare da loro. Ogni giorno imparo qualcosa e apprezzo la loro presenza artistica e il loro aiuto professionale. Siamo una squadra, siamo compatti e sono davvero contenta.
Nel disco c’è una cover, si tratta di Magic dei Coldplay.
I Coldplay sono una band che mi accompagnano nella mia crescita musicale e personale. Tempo fa ho fatto ascoltare questa mia versione ai miei produttori che hanno apprezzato e che hanno voluto inserire nell’album. Io li ascolto sempre, quindi è un omaggio.
C’è un brano che più degli altri la rappresenta in modo particolare?
In realtà no, sono nati tutti con me e quindi non ce n’è uno in particolare.
Come definirebbe il suo disco?
In molti lo definiscono elettro-pop e, in effetti, è così. Ogni brano è diverso dall’altro, ma è legato l’uno all’altro.
C’è qualche artista italiano con il quale le piacerebbe duettare?
Jovanotti perché mi piace tantissimo come artista. Lo trovo sempre originale e mai banale.
Live in programma?
La band è prontissima ed io anche. Le date non sono ancora uscite, ma questa estate ci divertiremo tanto.