Nuove forme espressive. Stile inconfondibile, tanta creatività, tanti colori per raccontare il nuovo progetto di una grande artista. Da qui parte il nuovo lavoro discografico di Alexia dal titolo Tu puoi se vuoi (MaMa 2.0), album di inediti pubblicato a 5 anni dal precedente Stars, anni nei quali l’artista si è dedicata interamente alla musica, la sua passione, ai live in Italia e all’estero, e ai grandi cambiamenti manageriali e non solo (completamente cambiato il team di lavoro attorno all’artista).
Così commenta la cover Alexia: “Il tattoo è stato disegnato (in parte) da me. Oltre al titolo del disco, sono dipinte le iniziali dei componenti della mia famiglia…tra i colori e le sfumature, ecco una pugilessa (dalla quale mi sento molto rappresentata) che sconfigge un serpente (il passato, le nostre paure ecc). Nel tattoo ci sono anche le mie due passione: la musica (un cuore trafitto da una nota) e la mia terra d’origine la Liguria, la mia città La Spezia (rappresentate da una grande ancora). E su tutto l’Amore (un cuore nel cuore). Sono al settimo cielo!! Sono davvero felice! Non vedo l’ora di farvelo ascoltare. Dietro ad ogni disco c’è sempre un nuovo viaggio, un nuovo inizio… che ho voglia di condividere con tutti voi”.
L’artista racconta l’universo femminile e si racconta nei testi con schiettezza e sincerità. Nella tracklist si alternano ballate a brani più intensi, con sonorità soul, blues, funky: tutte le sfumature della musica che fanno parte del background della cantante. Con oltre 5 milioni di dischi venduti in tutto il mondo dal suo debutto nel 1997, 8 Dischi d’Oro, 2 di Platino e una vittoria al Festival di Sanremo (nel 2003 con il brano Per dire di no), Alexia è a pieno titolo una delle protagoniste della musica italiana. Tu puoi se vuoi è stato anticipato dal singolo Il mondo non accetta le parole. Un brano che è anche un videoclip, diretto da Jacopo Pietrucci, prepotentemente “marchiato” Alexia: le parole che il mondo non accetta vanno intese come il linguaggio delle emozioni, che oggi sono sempre più spesso chiuse (e non espresse) dentro ognuno di noi.