“Arrivano gli alieni” è il nuovo album di Stefano Bollani che sbarcherà in tutti i negozi venerdì 11 settembre. Il lavoro è un mix di suoni e arrangiamenti originali che contiene tre brani inediti e cover di canzoni molto amate dall’artista. Nella sua carriera Bollani si è sempre contraddistinto per sperimentazione e ricercatezza, elementi che non mancano di certo in questo lavoro. L’abbiamo intervistato.
Da quanto tempo le giravano in testa le nuove canzoni?
Da pochissimo, prima ho pensato a chi le avrebbe potute cantare, ma i brani non mi sembravano adatti a nessuno, quindi ho deciso che li avrei cantati io.
Un aggettivo per descrivere l’album
Variopinto! L’album inizia con il fender rhodes per poi sciogliersi in altre situazioni, compreso il piano. Quindi credo che possa proprio esser definito variopinto.
Come mai l’utilizzo del Fender?
L’ho riscoperto negli ultimi anni, soprattutto quando ho lavorato con Irene. Mi sono divertito a suonarlo perché permette di creare sfumature diverse e molto belle.
È stato difficile scrivere?
Affatto, è stato davvero poco difficile, avevo solo me stesso a giudicare e io sono molto indulgente, quindi direi che è stato facile.
Come sono nati i tre inediti?
I miei brani sono nati di getto, quando ho un’idea mi piace lanciarla subito. Avevo solo tre inediti, me ne mancavano ancora otto per fare un album intero, ma non volevo aspettare, volevo partire, e così abbiamo fatto.
Chi sono gli alieni di cui parla?
L’alieno può essere usato come metafora, è quello che ci può salvare provenendo dall’esterno, qualcuno che è estraneo da noi e che guardando la nostra situazione ci viene a salvare. Chi viene dall’esterno non ha sempre intenzioni negative. Mi immagino alieni che passano sulla terra di tanto in tanto per controllare cosa stiamo facendo e se abbiamo imparato a rispettare la natura, cosa che ultimamente non sta accadendo.
Nella canzone gli alieni danno un comandamento, quale?
Non lo dico, ognuno deve elaborarsi il suo, dare la propria interpretazione.
Come è nato il brano Microchip?
Ho letto che negli Stati Uniti è possibile acquistare online dei microchip e darli ai figli così che possano sempre esser controllati. Questa cosa l’ho trovata raggelante, lo dico dal punto di vista di un genitore. È pericoloso far passare l’idea di un mondo di persone controllate, penso che siano molto meglio le differenze.
Quanto ha modificato le cover che sono nell’album?
Parecchio perché non sono partito dalle cover, ma dal ricordo che avevo di quelle canzoni, dalla loro ossatura.
I suoi autori preferiti?
I Beatles! Siamo lontanissimi nel mondo musicale, ma li adoro, poi ci sono anche autori brasiliani e i nostri grandi autori italiani.
Ad esempio?
Modugno, Carosone, Iannacci, Dalla, Gaber, De Andrè. So che questi sono nomi scontati, ma ne sto escludendo altri appositamente
Tra quelli più recenti?
Di solito non acquisto un autore in toto, a me piacciono le canzoni. Ci sono brani di Vinicio Capossela, Bersani e Concato che adoro.
Riguardo ai grandi artisti italiani, in una sua vecchia intervista diceva di voler diventare come Celentano
Era il mio sogno quando avevo sette anni. Lo imitavo allo specchio, sapevo a memoria tutte le sue canzoni, era fantastico perché era in grado di fare qualsiasi cosa, cantare, scrivere, stare sul palco, recitare, fare teatro e programmi tv.