Una voce che è un lampo nel cielo sereno. Ci mancava Antonino Spadaccino. Dopo la vittoria ad Amici del 2005 si era un po’ smarrito, ma per noi italiani, non per l’arte musicale. E ora torna con un disco, Nottetempo, che è una folgore gioiosa.
Antonino partiamo dal 2005, da Amici.
La vittoria del talent di Maria mi ha dato una grande popolarità ma per la discografia restavo un emergente. Basti dire che al momento del secondo disco Nero indelebile sono rimasto senza contratto.
Un paradosso ma anche un pessimo costume italiano. E lei?
Ho pensato di andare all’estero per mettermi alla prova, ho vinto due Festival Europei: fuori dall’Italia mi sono tolto qualche soddisfazione. Mi è stato anche chiesto di rappresentare l’Italia in alcune circostanze.
Poi ha scelto di rientrare.
Sì, avevo bisogno di capire se avevo tenuto un pubblico, può succedere di essere stella per un anno e poi scomparire.
Risultato?
Milioni di visualizzazioni su youtube e brani in classifica: rincuorato ho sentito l’esigenza di rimettermi in corsa, di riprendere la scrittura. Così è nato Nottetempo.
Perché Nottetempo?
Ho rubato una notte per farlo, ho rivoltato la mia vita e mi sono chiesto che voglio fare a 30 anni.
Risultato?
Serve un percorso, non basta essere bravi interpreti, occorre un contenuto.
Il punto di ripartenza può essere Lontano da me?
Non è un mio brano, è di Nicolas Bonazzi e ha quattro anni: mi è piaciuto al primo ascolto. E’ un brano oscuro che racconta una qualunque sera dove non sai dove battere la testa. Devi trovare un modo per venirne fuori. Un brano così può esorcizzare questo periodo.
Lei è molto legato a Emma Marrone.
Mi sento privilegiato ad avere conosciuto l’artista Emma e la persona Emma.
Come la racconta?
E’ una che lavora sodo, mai visto nessuna con quei ritmi, attenta ai dettagli, tiene tutto sotto controllo e fa esibizioni da urlo. Io potevo solo essere spugna di fronte a lei: puoi solo attingere e imparare.
Il suo cuore palpita?
Sono innamorato e spero di sposarmi più presto possibile.
Cosa è cambiato negli ultimi dieci anni?
Dopo l’esperienza di Amici avevo l’esigenza di dire il mio pensiero, ecco perché ho scritto molto. E’ un disco molto sincero e vero.
Suoni ricercati. Si sente la presenza di Luca Mattioni.
Lo ho conosciuto tre anni fa e ci siamo parlati a lungo su quello che si può o non si può fare. C’era anche una idea soul ma in Italia non va e dunque ha preso la mia voce come un colore e la ha contaminata tra elettronica e ballad anni Ottanta ma è un sound super attuale. Ci sono i Seventies e il rap. Il suo lavoro e la mia vocalità hanno permesso di garantire più impronte.