Il coraggio a volte parte dal basso. Chi potrebbe osare non osa e chi sa che osare può comportare qualche rischio, centuplica le forze e attacca. Quindi doppio applauso, artistico e umano, a Maurizio Chi che dedica il suo album Due al suo compagno. Lo ho intervistato.
Maurizio come va?
Sono in auto. E’ il mio luogo tranquillo.
Che intende?
Che quando scrivo canzoni o faccio interviste di solito sto in macchina. Essendo un ballerino abituato a grandi spazi forse in certi casi ho bisogno di piccoli spazi.
Ora che ha firmato come autore per Universal dovrà rivedere le sue posizioni.
Forse. Ma confermo il telefono come assistente personale.
Scrive molto.
Parecchio e non butto nulla. Le canzoni sono come i quadri: per decidere se hanno un valore vanno finiti, non lasciati sedimentare in bozza. Sono anomalo in tutto.
Il disco come nasce?
E’ il frutto di anni di fatica. Racconta le tante cose accadute nella mia vita. Dieci canzoni e dieci mie verità.
Obiettivo?
Far riflettere.
Lei racconta il suo amore per un altro uomo.
Viviamo ancora in un mondo chiuso. Troppa distanza tra le promesse, le leggi e la realtà. La mia fortuna è amici e famiglia splendidi.
Le canzoni sono stilisticamente eterogenee.
Mi piace viaggiare tra i generi e spero si percepisca.
Lei è un indipendente.
Per poter fare ciò che voglio ho creato una mia etichetta. Il prima passo vorrei fosse una collaborazione tra cantautori per agevolare la circolazione della musica. E poi sto lavorando alla produzione di un artista sardo, Stefano Cherchi.
Come è un suo concerto?
Impostato come un racconto. Un mio precedente spettacolo raccontava come convivevo con le canzoni altrui, ora ci sono le mie. Propongo un recital e vedo che la gente si immedesima, fa sue le tematiche, non si lascia distrarre dalla specificità gay.
E’ attento ai social?
Li curo io e rispondo sempre. Sono un grande mare.