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Calcutta incanta Bari: la recensione

E’ una sera come ce ne sono tante d’inverno, una giornata uggiosa destinata a passare senza lasciare alcun ricordo positivo, ma solo un po’ di malinconia per chi si fa contagiare dal meteo. Ma a Bari oggi ci sarà un evento molto sentito che ha coinvolto ragazzi e ragazze, uomini e donne di tutte le età, parliamo del concerto di Calcutta al Palaflorio del suo Evergreen Tour.

Calcutta a Bari

Calcutta a Bari

di Gegé Cifinelli

Questa data è stata molto sentita in città e questo appare evidente dalla velocità con cui il concerto è andato sold out, infatti trovare un biglietto per molti conoscenti è stato quasi impossibile. Spontaneamente ci si chiederebbe come è possibile che un artista esploso relativamente in poco tempo al suo primo tour nei palazzetti  faccia già registrare dei sold out, raccogliendo un pubblico tanto ampio quanto eterogeneo? Le risposte potrebbero essere molteplici, per esempio potremmo dire che ci troviamo davanti ad un fenomeno della musica indie e del panorama contemporaneo, un artista forse in grado di ricongiungere il grande pubblico italiano con quella musica non commerciale basata su esperienze della vita dell’autore in grado di sviluppare un rapporto empatico con tanti ascoltatori.

Queste risposte che mi sono dato, evidentemente trovano conferma nella spasmodica attesa che coinvolge migliaia di fans all’esterno del palazzetto nonostante la pioggia incessante e il freddo, una volta entrato mi rendo conto di come Calcutta possa già definirsi un fenomeno di massa. Dopo un pò di Intrattenimento con Bomba TV e la pubblicità di una limonata mai sentita, ecco che si abbassano le luci e una voce computerizzata che cambia tono di volta in volta  ci dà il benvenuto al concerto, viene a crearsi un’atmosfera quasi psichedelica che si trasforma, alla comparsa dell’artista, in una più intima in cui un vecchio amico ti porta alla memoria vecchi ricordi, è cosi che inizia il concerto con “Briciole” molto apprezzata dagli spettatori e accolta da un boato. Il concerto prosegue subito dopo con “Kiwi” e “Orgasmo” in rapida successione ed il coinvolgimento di tutti i presenti è tanto più evidente specie nelle tante giovani coppie presenti. Ad un certo punto Calcutta si lancia in un siparietto scherzoso rivolto verso la sua casa discografica a cui viene dedicata la canzone “Cane”, subito seguita da quella che probabilmente è una delle sue prime canzoni “Fari” la quale non pare essere troppo conosciuta alla maggioranza dei presenti ma non nascondo che è una canzone molto piacevole ed è stata anche per me una bella scoperta. All’improvviso il cantante dedica “Milano” alla categoria dei giornalisti, in un tono un leggermente polemico ma riuscendo sempre e comunque a coinvolgere il pubblico durante l’esecuzione del brano dimostrandosi molto capace di tenere il palco. Dopo un inizio positivo nel complesso ecco che il concerto entra nel vivo con “Limonata” e “Paracetamolo” cantate a squarciagola da tutti i presenti, perfino una bambina di 8-9 anni alle mie spalle sentiva il cuore a mille, subito dopo questi due pezzi ormai cult di Calcutta veniamo tutti catapultati negli studi RAI dall’omonimo brano in cui sembra narrarsi il momento di celebrità vissuto che diviene imperituro una volta arrivati nel piccolo schermo e in quel mondo patinato che è l tv. Arriva così il momento di due brani che ci raccontano di una vita vissuta nella provincia laziale fra la voglIa di fuga e le esperienze che però ti legano indissolubilmente alla tua terra, parliamo di “Pomezia” e di “Amarena” entrambe eseguite in acustico ed in cui sembrava davvero trasparire la volontà da parte dell’artista di creare un vincolo empatico con il pubblico.

A quanto pare Calcutta c’era già stato qui a Bari ed aveva conosciuto una ragazza di cui forse parla “Nuda nudissima”, ed infatti i riferimenti nel testo fanno riemergere le passioni sopite delle  donne di mezza età presenti che su questo pezzo si scatenano ritornando con la mente ad un’adolescenza ormai persa, il brano successivo “Cosa mi manchi a fare” risulta essere molto apprezzato e conosciuto da tutti i presenti, emerge ancora una volta la capacità di Calcutta di rappresentare in una sua canzone delle sensazioni e delle emozioni che tutti nella propria vita hanno vissuto al termine di una relazione sentimentale, ponendosi quel fatidico interrogativo del cosa mi manchi manchi a fare e dandosi come risposta la voglia e il dovere di ricominciare. Breve interruzione in cui all’improvviso sullo schermo -dove nel corso del concerto si sono susseguite grafiche e videoclip molto originali e che a tratti rappresentano il mondo di Calcutta- compare il faccione di Fiorello che chiede insistentemente il brano “Oroscopo” arrivando a coinvolgere anche Paolo Fox per far eseguire un brano, il tutto è studiato molto bene e la scena che si presta agli occhi degli spettatori risulta essere gradevole ed ecco a sorpresa uscir fuori i Boomdabash che accompagnano Calcutta nell’esecuzione che vede il pubblico alzarsi tutto in piedi, anche lì nelle tribune dove non ci si vuole far coinvolgere dalla caciara del parterre si vedono le signore di cui prima ballare senza sosta. Il concerto dunque prosegue con “Del verde”, “albero” e “Natalios” brani coinvolgenti ma dai tratti un pò più malinconici che riescono a trasmettere emozioni al pubblico presente. Arriva ora il momento di “Arbre magique” che è un pò la canzone delle giovani coppie che trasformano la propria macchina in una alcova, è un pò la canzone di tutti coloro i quali hanno vissuto l’amore in una fredda scatoletta di metallo e sono quasi certo di come anche Calcutta abbia provato questa esperienza multisensoriale, la cosa incredibile che mi sono chiesto è come faccia un artista a coinvolgere con questo pezzo una bimba di 8-9 anni, lui ci è riuscito e la bambina in questione cantava senza alcuna vergogna questo bellissimo brano. Pensando ad Hubner ci viene in mente un calciatore forte indubbiamente ma lontano dal mondo stellare della serie A degli anni 90, legato alla provincia calcistica in maniera quasi morbosa, ma in questo caso parliamo dell’omonimo brano di Calcutta che forse vuole essere un invito a non lasciarsi cambiare e a non distruggere i legami che ognuno di noi ha per adeguarsi alla modernità e alla frenesia dei tempi, un pò come fatto dal suddetto calciatore che si è sempre legato a piccole piazze tenendosi lontano dalle luci della ribalta, il pubblico ha particolarmente apprezzato il brano il quale è stato definito dal cantante come suo brano portafortuna in grado di far vibrare gli animi dei suoi ascoltatori. Ecco che ritorna un momento di intimità con il brano “Le barche” eseguito in acustico in cui si racconta di un’estate a Peschiera del Garda vissuta con grande entusiasmo da parte sua a tal punto da invitarci tutti lì, oltre ad un concerto piacevole e con un’atmosfera quasi familiare Calcutta sembra dare anche consigli per le vacanze e il pubblico approva intonando a gran voce il nome di questa piccola cittadina. Il concerto sta per volgere al termine e si decide dunque di concludere in bellezza con “Gaetano”, “Frosinone” e “Pesto” quest’ultima vede l’artista impegnato in una dedica speciale a Phil Masinga, giocatore ex Bari recentemente scomparso,  il quale strappa un caloroso applauso da parte di tutto il pubblico. Le canzoni finali potremmo dire che hanno dato l’ultima scintilla ad un pubblico caldo e soddisfatto della performance del cantante laziale e che sul finire del concerto si è letteralmente infiammato cantando e ballando all’unisono, dopo un’ora e mezza di un concerto coinvolgente e che ha donato a tutti i presenti belle sensazioni Calcutta riesce a finire in bellezza non deludendo le aspettative dei tanti fan accorsi per ascoltarlo, ma sono sicuro che molti di più saranno quelli rimasti fuori dai cancelli, causa sold out.

 

notespillate

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Giornalista musicale, lavoro a Sky TG24

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