DI SERENA PAESANO
Fabrique di Milano ha sold out per il ritorno in Italia dei Blue: il locale al completo, il quartetto britannico si è invece presentato come un trio, per la mancanza di Anthony Costa bloccato da un infortunio alla caviglia.
Amati e acclamati negli anni 2000, il ritorno in Italia dei Blue è stato un evento tanto atteso e desiderato dai fan; ma questo si sapeva fin da subito, quando la data del concerto al Fabrique di Milano è andata sold out in pochi minuti, tanto da aggiungere una seconda tappa, fissata il 23 novembre 2024 alla Kioene Arena di Padova. Il pubblico ha quindi accolto con grande entusiasmo il ritorno della band britannica: ma i Blue saranno stati all’altezza delle aspettative? Quando si parla del ritorno di storiche boyband è sempre un terno al lotto: il dolce ricordo incastonato nei cuori delle ormai ex teenager sarà preservato o ci si scontrerà con una dura realtà, in cui gli idol sono invecchiati, scarichi e spinti a salire sul palco alla ricerca di nuovi guadagni? Vi blocco subito: i Blue non hanno deluso, forse hanno superato le aspettative, facendosi trovare davvero in forma (sebbene l’età sia ovviamente passata anche per loro), con voci esplosive, presenza scenica e soprattutto tanta voglia di divertirsi insieme al pubblico. Ore 20, il Fabrique inizia a riempirsi e da subito è impossibile non notare, come era immaginabile, un pubblico composto dal 90% di donne tra i 30 e i 40 anni, le stesse che negli anni 2000 erano quelle adolescenti che compravano i giornalini in edicola ogni settimana per trovare il poster di Lee, Duncan, Anthony e Simon da appendere nelle loro camerette e immaginare un amore romantico con uno (o due) di loro. Oggi quelle ragazzine sono adulte, magari sposate, qualcuna con dei figli, ma la voglia di riaccendere per un attimo quei dolci ricordi è forte. Il clima è allegro, la musica durante l’attesa crea l’atmosfera giusta perché ci cala direttamente ai primi anni del 2000: Eiffel 65, il primo Tiziano Ferro con Sere Nere, fino ad arrivare a Umbrella di Rihanna. Alle 21 e pochi minuti però cala il silenzio e appare sullo sfondo del palco il nome degli Zero Assoluto. Stupore tra il pubblico e tante domande: il duo è assolutamente una sorpresa, sebbene piuttosto gradita. Cantano un paio di pezzi, quelli più iconici, accompagnati da una folla in fermento, e infine annunciano il loro ritorno ufficiale sul palco, previsto per il primo di marzo del 2025 al Forum di Assago a Milano. Gli Zero Assoluto salutano, cala il silenzio, l’attesa ormai ha creato un grandissimo hype. Ore 21:35, sul palco appaiono molto chiare quattro lettere bianche stagliate su uno sfondo blu scuro: BLUE.
Finalmente, dopo anni di attesa, i Blue appaiono sul palco del Fabrique con All rise, tra le urla emozionate del pubblico. Sono carichi, Lee Ryan ha mantenuto negli anni la sua estensione vocale, Duncan James è carismatico e la sua voce è graffiante, Simon Webbe canta e rappa senza perdere una parola, Anthony Costa… Anthony non c’è, i Blue sul palco sono inaspettatamente solo in tre. Terminato il primo pezzo Simon spiega che Anthony ha avuto un brutto infortunio alla caviglia che non gli ha permesso di essere presente, ma chiedono al pubblico di sostenerli durante le parti cantate dal collega. Parte il secondo brano, Heart & Soul, che fa parte del loro album più recente (2022). Il pubblico balla e si lascia trascinare, nonostante non tutti conoscano il pezzo, dimostrazione che il concerto è più un amarcord di tempi passati. La scaletta prosegue con uno dei pezzi più famosi, You make me wanna, e la consapevolezza che gli ex ragazzi sono grintosi e felici di esibirsi. Cantano bene, accompagnando i pezzi più famosi con balletti da boyband anni Novanta/Duemila, che in effetti un po’ fanno sorridere. Una piccola pausa per videochiamare Anthony in diretta introduce Haven’t found you yet, pezzo scritto proprio dal Blue mancante. Il concerto continua tra nuovi pezzi (Paradise, Ultraviolet) e classici (Too close), facendo ballare, saltare e anche sudare il pubblico con sonorità dance. Sono coinvolgenti, giocano tra di loro e con il pubblico, imitano la voce di Anthony, sono simpatici: sbagliano le parole di Dance with me, sempre del nuovo album, e ci ridono sopra, ricominciando da capo. Arriva uno dei momenti più attesi, quello di A chi mi dice (scritta per loro da Tiziano Ferro) / Breathe easy, cantata in entrambe le lingue. Un dolce ricordo, una melodia lieve, un pianoforte accompagna voci decise e gli acuti di Lee fanno sognare come allora. È un momento bello, che coinvolge tutti. Segue Sorry seems to be the hardest word (senza Elton John, sigh), ma è la carica di Bubblin’ che fa scatenare tutti, tra acuti, rap e balletti, che perseguono con Fly by II. Le vecchie hit cedono il passo ad una anteprima, presentata per la prima volta proprio a Milano: My city. Una canzone che parla con nostalgia della città da cui si proviene, ma con il ricordo che proprio lì, con l’incoscienza della gioventù, non c’erano limiti. Poche note inconfondibili introducono Curtain falls, in italiano letteralmente “Cala il sipario”, che fa presagire la fine del concerto, creando quella stessa melanconia che aveva accompagnato anche all’epoca la possibile fine di una storia, lo scioglimento del gruppo; che infatti a fine canzone esce. Dopo qualche minuto però i ragazzi britannici rientrano intonando con la sola voce One love di Bob Marley, coinvolgendo il pubblico. Pezzo seguito naturalmente da One Love dei Blue. Il concerto si conclude con If you come back, tra le urla degli spettatori che si aspettavano anche Guilty. Il concerto è durato poco più di un’ora, senza grandi sorprese da questo punto di vista, ma è stato allegro, divertente e ha portato sul palco delle belle voci, forse offuscate negli anni dalla formula boyband, che non sempre rende giustizia ai rispettivi talenti.